Minimal ambient casalingo, pacatamente sperimentale, orgogliosamente made in Sardegna dalla A alla Z.
Da buon estimatore qual è dell’accordatura aurea a 432 HZ (peraltro già sponsorizzata in passato da svariate personcine quali Giuseppe Verdi, Pink Floyd o Enrico Marchioro) Silence Kills pensa bene di costruirci sopra un album intero. Confidando nelle presunte doti taumaturgiche di tale accordatura Mario Inghes (lui dietro il moniker) inanella 12 episodi di minimal ambient - in bilico tra asettiche suggestioni cinematografiche e cromature industriali – dove è una persistente sensazione di corroborante solitudine a delimitarne l’ampiezza dei movimenti armonici.
Affezionato al potere malinconicamente evocativo del pianoforte (qui emulato su Pro Logic 9) e a quello umorale delle chitarre il musicista sardo ne valorizza le spore immaginifiche attraverso un esaltatore di sapidità digitale di tutto rispetto, privo di forzature e basicamente funzionale alle decongestionanti dilatazioni del caso: ad eccezione di un paio di passeggere turbolenze “reznoriane” (“Insanity” e “A better man”) i restanti episodi del disco procedono per slow motion atmosferici, tanto vicini alle sospensioni intimistiche di Nils Frahm (“Claire”, “After you”, “To myself”) quanto alle tensioni stagnanti di Teho Teardo (“Silence Kills”, “Failed”) fino al sunto finale dell’intero progetto, incarnato da quella “Drunk” che, in chiusura, sembra seppellire lo spirito di Eric Satie sotto una matassa di sussurri elettronici e rumorismi spettrali.
Un fulgido esempio di pacato sperimentalismo domestico orgogliosamente made in Sardegna dalla A alla Z (composizione, esecuzione, arrangiamento, registrazione e mixaggio).
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La recensione Silence Kills di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-04-15 08:00:00
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