Questo degli Stardog è il sedicesimo cd di una collana pubblicata dal “Progetto Sottosuono” della provincia di Lecco, nato per “valorizzare, promuovere e far uscire allo scoperto la realtà musicale dei gruppi” di detta provincia. Onore al merito. E poi, cinque canzoni per illustrare una nuova band sono la misura giusta. Perfetto.
Vediamo un po’. Gli Stardog dal nome evocano immediatamente gli Suede di “Dog man star”, che a loro volta si ispiravano a tre album di David Bowie: e qui il riferimento pare fermarsi rispettivamente a “The rise and fall of Ziggy Stardust” e “Diamond dogs”. In effetti, nel loro sito, i lecchesi un riferimento al Duca Bianco lo lanciano. Nel demo precedente, “Mañana you’ll see...”, il clima era quello dell’alternative country. Strano. Perché nella loro musica attuale di britannico non c’è nulla. Di country pochissimo. Correttamente i veri riferimenti sono altri, anch’essi citati: l’americano Mark Lanegan e soprattutto l’australiano Nick Cave. E infatti l’influenza dei Birthday party e dei Bad Seeds è notevole. A tratti, come in “Duende”, pare di riascoltare i primissimi La Crus. Anche i testi sguazzano nell’immaginario noir. Fatto presente che la pronuncia inglese pare un po’ troppo scolastica e che qualche stecca il cantante la infila (una o due soltanto, ma perché non rifare la traccia prima di editare il cd?), sorge spontanea la domanda: al di là dell’indubbia passione di questi cinque ragazzi per un certo tipo di atmosfere, che cosa trasmette questo cd?
Trovare una risposta è difficile. E d’altronde, gli Stardog hanno scelto un genere in cui capifila ed epigoni hanno già dato quasi tutto e non propongono, almeno allo stato attuale, un nuovo sviluppo. Si limitano a farci vedere che hanno imparato la lezione. Di questo si può essere contenti: fatto sta che per ripassarla ognuno ha a disposizione gli stessi dischi consumati dai cinque lecchesi. E allora? Una soluzione potrebbe venire proprio dalle influenze citate sul sito e inudibili su cd: perché non provare una inedita contaminazione? Non basta citare Bowie, Chris Isaak, Depeche Mode e Joy division a fianco di Lanegan e Cave per fare qualcosa di nuovo. Così si testimoniano solo i propri ascolti. Ma provare davvero a mischiarli insieme, loro o chiunque altro, e magari anche qualche italiano, senza paura di perdersi per strade sconosciute, questo sì potrebbe essere interessante. Alla prossima prova.
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La recensione ¡Venid a ver la sangre por las calles! di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-09-07 00:00:00
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