Solo con basso e batteria si possono smuovere i terreni aridi e piantare un seme di vero hardcore
Basso e batteria, tanto basta ai Buddha Superoverdrive per dare vita ad un album rock per pochi, con la foga riottosa del punk e anche con qualche momento lento e tossico più grunge. "Nuovi cannibali" è un titolo crudo che lascia presagire un immaginario scuro e cinico, una critica sulla società attuale: chi sono i nuovi cannibali che divorano i propri simili in questi primi anni del nuovo millennio? Forse i politici? Gli sfruttatori in genere? Chi se ne frega.
La musica dei Buddha Superoverdrive è cattiva per attitudine dei musicisti, i giri di basso e le ritmiche serrate di batteria sono estensione della mente di chi suona punto e basta. Certo questo disco è fatto anche di testi ma oramai denunciare ingiustizie o reclamare vendette non fa più colpo, meglio concentrarsi sullo strumentale. E ce n'è da dire.
Secondo disco in ordine di pubblicazione questo del duo napoletano, in cui l'anima grunge si fonde in una più contemporanea stoner fin dall'inizio della tracklist: "Tutto da rifare" batte veloce per 4 minuti, il pogo scatta da freddi, un brano alla Them Crooked Voltures in cui il solo basso riempie tutto lo spazio necessario a non far rimpiangere la chitarra. Ed è proprio questo il pregio di questa band, basso e batteria riescono ad essere fondamenta e soffitto di un suono che diventa completo attraverso le sole distorisioni. "Magnolia", "Buona regina" e l'omonima "SuperOverDrive" proseguono nell'infondere impulsi forti, la capacità tecnica di suonare veloce continua a toccare i nervi scoperti di chi ascolta e il gasamento non finisce. Storia diversa invece per brani come "Elefanti" e "Pagliacci", lenti e giocati interamente sulle sovraincisioni di suoni più caldi e lineari, la voce di Valerio si fa sottile e tagliente e la foga di prima si congela in atmosfere più sperimentali.
Storia a sé fa invece la canzone conclusiva "Finoallafinedelcerchio", in cui i Buddha Superoverdrive si gettano dal dirupo della forma canzone per un volo di 3 minuti noise math-core che spacca l'ascolto fino quasi all'eccesso.
"Nuovi cannibali" è un disco distante dal pop, fatto di tecnica, sudore e attitudine agli alti volumi, non esistono veri momenti di rilassamento nella scaletta, serve una spiccata propensione al genere per reggere fino alla fine. Un album per pochi appunto, che non lascia indifferenti in ogni caso, l'oscurità del sottosuolo che diventa suono, un magma vivo pronto a sbuffare dall'asfalto seza preavviso.
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La recensione Nuovi Cannibali di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-06-01 00:00:00
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