Frank Dd & Friends
Dannata Dimensione 2016 - Cantautoriale, Reggae, Pop

Dannata Dimensione
23/02/2016 - 09:00 Scritto da Gabriele Naddeo

Un ‘pop in levare’ che ha una bella potenzialità, ma che ancora non convince appieno.

Hanno ragione i Frank Dd & Friends a definire la propria musica un “pop in levare”. In “Dannata Dimensione” – album d’esordio del gruppo di Prato – sono i ritornelli catchy ad avere la meglio sui classici temi della cultura giamaicana, avvicinando la band a quel tipo di reggae radiofonico in stile Boomdabash. A voler far felici i maniaci dell’ordine e gli ossessivo-compulsivi si potrebbe dividere quest’album d’esordio in quattro piccoli sottogruppi, ognuno composto da due canzoni con caratteristiche simili. “Gente” e “081” sono senz’altro i brani più interessanti: la prima ha un non so che di Daniele Silvestri, una melodia semplice e coinvolgente e un ritornello che canterete almeno nell’arco delle prossime tre docce. L’altro brano, cantato in napoletano e accompagnato dall’unica vera sfuriata hip hop del disco, ha un certo carattere e mostra un lato grezzo interessante, tenuto nascosto fino all’ultima canzone. Con “Finestra su Babylon” e “Cooperation No Competion” i Frank Dd & Friends hanno ancora un paio di chorus nella manica, ma lì dove provano a forzare la vena più spiccatamente pop qualcosa comincia a non girare come dovrebbe: è il caso di “Dannata Dimensione” (dove al posto di Jah verrebbe da pensare a Fabrizio Moro) e “Libertà”. La fase discendente della parabola tocca alla coppia “Parli parli” e “La favola”: due tracce che semplicemente non lasciano il segno. Al massimo la seconda (che fa riferimento ai soprannomi animaleschi scelti dai componenti del gruppo) vi ricorderà vagamente l’atmosfera di “In fondo al mar”, nonostante sia ambientata in montagna. Al posto di dare quattro giudizi separati su questo debut-album, direi che capiremo chi vincerà il braccio di ferro tra gli elementi interessanti e quelli decisamente meno soltanto con il prossimo disco. Per il momento ci sono degli spunti niente male, un bel sound e in generale un bell’amalgama degli strumenti, alcuni ritornelli potenzialmente molto validi. Spesso però ciò che manca sono proprio le fondamenta, delle strofe solide o quel guizzo di genio capace di sorprendere l’ascoltatore.

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