"I rumori di via Silvio Pellico", album onirico e magnetico
Album coraggioso, ricco di contenuti interessanti ma che a volte rischia di essere ridondante, "I rumori di via Silvio Pellico" racconta il disorientamento che vive l'uomo moderno a causa del conflitto tra la sua carnalità e il "colosso tecnologico meccanico". Ciò risulta evidente nella traccia che dà il nome al disco e in "Randagio notturno": l'uomo non può evitare il confronto con le sue paure e i suoi timori riguardo il suo futuro e questo non fa che generare una immobilità generale.
"Resoconto" è il brano più notevole dal punto vista musicale e strumentale: l'intro mostra una vicinanza stilistica con gli Afterhours e il testo racconta di tutte le incognite e le difficoltà che entrano in gioco quando due persone si incontrano. Qui c'è una tensione musicale che ben accompagna e esalta la voce del cantante Stefano Ricca. La batteria digitale, suonata da Daniel Zamboni, è l'anello di congiunzione che collega la musica alle parole, creando un effetto di straniamento tanto che chi ascolta si ritrova a essere protagonista di questo incontro.
Si tratta di un album strutturato in maniera intelligente perché alle tracce più impegnative sia dal punto di vista musicale che contenutistico, seguono a volte dei brani solo strumentali come in "Farci caso" che permettono di creare una sorta di tempo sospeso dove chi ascolta riprende fiato tra un brano e l'altro.
Gli ultimi due brani rappresentano le tracce più intime e intense dell'intero album: è la conclusione perfetta di un percorso musicale dove si diventa consapevoli dell'inarrestabile mutevolezza della vita.
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La recensione I rumori di via Silvio Pellico di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-07-07 00:00:00
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