Il folksinger Daniele Manini ed il fisarmonicista Roberto Barbini sono i due titolari di questo progetto, che si muove al confine fra musica e teatro. Hanno formato l'etichetta indipendente "dischi putiferio", e con "Le stanze dei giochi" raccolgono le composizioni che accompagnano il loro spettacolo teatrale. Si comprenderà dunque il leggero imbarazzo che provo nell'esprimere un giudizio su un'opera che manca del suo naturale complemento scenico. Non è esplicitamente spiegato, ad esempio, se questi brani siano legati da un plot. Poco ci vuole comunque a capire, dalla causticità dei testi, che il bersaglio principale è il 'nostro' mondo mercificato ed informatizzato ("Riti domestici", "L'oggetto", "Cybermercato"). Al freddo "mare d'oggettività" della contemporaneità è contrapposta la calda musicalità d'una ensemble di strumenti acustici, che ci trasporta in una gioiosa dimensione di paese. Sono toccati alcuni bersagli tipici della canzone di protesta - la frustrazione della vita occidentale in "buoni consigli", la prosa della vita metropolitana in "dal campetto", la bontà del vino come rifugio dalle tristezze quotidiane in "saremo sereni". Il disco si chiude con un "acaro" monologante e l'apocalittica "il corteo dell'immininente fine".
Complessivamente si tratta di un lavoro che s'ascolta volentieri, caratterizzato com'è da godibili arrangiamenti e testi molto pungenti, ma alla lunga risente della sua origine teatrale e della sua eccessiva lunghezza (oltre un’ora!). È comunque un disco buono per gli spiriti disincantati – mentre lo sconsiglio alle anime belle che spopolano di questi tempi.
Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.