Portatori sani del country made in Italy
"Si può fare!", gridava il Dottor Federick Frankenstein scoprendo di poter ridare la vita ad una creatura morta nel film capolavoro di Mel Brooks "Frankestein Junior".
Lo stesso devono aver pensato quattro ragazzi fiorentini che hanno, nel 2015, deciso di fare un disco country.
Si tratta degli Away From Crowd che hanno deciso di cimentarsi con un concept album dalle sonorità tipicamente americane tirando fuori dieci brani che raccontano la travagliata storia del cowboy Tom Gun. Il progetto appare ambizioso già dalle prime note; il disco si apre con il brano "Me and My Father". Il pezzo è un ritmato pop-rock in cui, attraverso lo stratagemma del "c'era una volta" gli ascoltatori vengono catapultati in un'atmosfera western.
Carino l'intermezzo con cornetta del telefono che squilla e il classico yyaaahh dei cowboy, accompagnato da potenti assoli di chitarra.
Si continua con due ballate: "This road is too long" e "Redemption Ride" dove riecheggia il sound dei Mumford & Sons.
La discesa del giovane Tom Gun prosegue con l'incontro di pessime compagnie che lo trascinano in un'esistenza fatta di di delinquenza e alcolismo finché non arriva la dolce Lara a mostrargli un mondo diverso. Così almeno sembra, perché, l'inquieto protagonista, si ritrova a vivere una vita che non lo rappresenta e dove non si riconosce.
Federico Frullani, chitarra e armonica, riesce a creare delle bellissime atmosfere e spunti melodici originali. Entrambi gli strumenti sono estremamente presenti in tutti i brani del disco e mitigano la mancanza del banjo, strumento considerato fondamentale nelle band che fanno musica country.
Nel nostro paese il country non è proprio un genere che riempie gli stadi e raccoglie consensi perchè non fa parte della nostra tradizione popolare, ma gli Away From Crowd ne propongo una versione credibile e divertente.
Nonostante questo il concept album appare ancora un po' acerbo dal punto di vista compositivo, i dieci brani, infatti, suonano un po' troppo simili fra di loro e, anche se l'idea del filo conduttore è parte integrante per un concept.
Altra nota dolente dell'album è l'utilizzo dell'inglese. Trattandosi di un album country questa scelta lingustica è quasi del tutto obbligata, però l'uso della lingua qui appare ancora molto incerto e la pronuncia non è delle migliori.
"Long Story Short" è un buon disco, sicuramente non può competere con i pionieri del sound di Nashville, però gli Away From Crowd possono ritenersi dei portatori sani del country made in Italy e, possono, con le loro ottime intenzioni e capacità portare questo genere all'attenzione del pubblico italiano.
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La recensione Long Story Short di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-04-22 00:00:00
COMMENTI (1)
Grazie mille per la recensione e i consigli!! :)
Ne faremo tesoro!