Oceano Pacifico, misticismo, magia. Queste tra le immagini principali sorte alla lettura del titolo "Island Tales". Pensieri, comunque, non direttamente collegabili ad una band proveniente dalla Campania che possiede una celebre strada di Napoli come nome, La Rua Catalana.
Ma i salti geografici con la mente sono aumentati quando la prima traccia dell'album, "Moon's Joke", ha preso il via. Il terreno musicale scorto alla base potrebbe essere quello che fa riferimento alle isole britanniche: folk dall'Irlanda, di ricordo allo stile di Ian Anderson, più un giro di basso post-punk inglese. Il sax di Fabio Cesare distingue poi tantissimo questo bel primo pezzo di introduzione all'isola, isola che sarà raccontata dalla voce sempre chiara e governata di De Stasio appena dopo in "The Island".
Le storie del colonnello Kurtz accompagnate da una profonda chitarra elettrica, la figura malinconica di un clown ed una bella, quanto mai intima, canzone in ricordo ci Jeff Buckley chiudono la prima parte dell'album. La dolorosa scena della morte del cantautore americano è anche rievocata nella copertina: onde e fluttuazioni sembrano farsi strada tra le narici della sagoma del capo come quando Jeff annegò tragicamente nelle vicinanze del fiume Missisipi.
Nella seconda parte dell'album viene poi ripreso e integrato allo stile creato sino ad ora uno dei più celebri pezzi dei Tunng, "Bullets". Con questi condividono ancora l'interesse per la famiglia Buckley se si ricorda la cover di "No Man Can Find The War" della band folktronica. Nella successiva melodica ed orecchiabile "Goodbye", il celebre verso new-wave "Don't you forget about me" è sostituito con uno meno egocentrico, tipico di quel genere, ma più sognante "Don't you forget about dream". Davvero degno di nota il successivo trittico di pezzi "Slow down": ritmo funky accompagnato da archi, onorato sempre degnamente dai fiati.
Ulteriore cambio di stile in "And I'll never know" dove l'intro di basso di stampo alternative rock viene stravolto da un'ondata di britpop (ricordate sempre le isole britanniche sopra?). In definitiva, se i La Rua Catalana saranno ancora volenterosi di ricreare in futuro viaggi simili molti saranno di certo lieti nel farsi trasportare con loro.
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