Modulata in frequenza ed ampiezza. È la voce di Elle Hey in "LA"
Quando vi capita di leggere di un caso di omonimia tra il nome dell'album in questione e dell'artista che lo ha creato, questo potrebbe essere già sintomo che il protagonista del lavoro stesso voglia sottolineare, e magari presentare per la prima volta, il personaggio e le doti che questo possiede. Ma di questi esempi il mondo della musica è zeppo; lo sappiamo tutti. Se poi la copertina dell'album ha annessa lì, in primo piano, anche la sua faccia, con profilo e caschetto in evidenza, potremmo pure pensare che l'ego dell'artista vuole essere proprio messo in risalto. Questo è il doverso primo aspetto da far notare.
Il secondo è il concetto di estroversione e magari di stravaganza. Riguardate di nuovo al titolo dell'album: Elle Hey ha nominato il suo album usando un po' lo spelling inglese, non ha semplicemente ricopiato il suo nome a titolo come fan tutti. Ma soprattutto, di estroverso c'è la sua voce, indiscussa e intoccabile protagonista della sua prima produzione "LA".
Di un po' stravagante, ma intesa nel senso di insolita, curiosa ed accattivante c'è poi anche la musica. La linea guida è di natura elettronica, ma i suoni ed i ritmi che ne vengono fuori sono qua e là un po' onomatopeici, un po' robotici, ma anche alternative dance e, perché no, etnici.
In ordine, l'onomatopea può far riferimento al brano d'apertura "Gummy", dove molti suoni ricordano lo scacciapensieri siciliano. In "Faster", secondo brano, sono presenti effetti dal riverbero metallico ma anche intermezzi più distorti, alternative dance appunto. In "Yoshiwara" e "Papaya" certi versi odorano del posto di provenienza: Giappone e Centroamerica. E la voce? La voce è un tutt'uno con la musica. La voce è in questo album anche musica. Fa da base con ripetizioni sonore, affidandosi a un'unica parola ripetuta, echi e cori, acuti e falsetti (da tenere sott'occhio in merito, come consiglio, la traccia "Here"). Potremmo essere davanti ad un modo di reinterpretare, in chiave 2016, Giuni Russo o Antonella Ruggiero.
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La recensione LA di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-05-06 00:00:00
COMMENTI (1)
Ho risentito le tracce, Yoshiwara è la mia preferita perchè mi mette allegria essendo evocativa di cartoni animati, moltitudini in movimento traffico caoticamente colorato ... il tutto con molta vitalità!
Rosanna