Houstones Houstones 2016 - Stoner, Rock, Post-Rock

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Dopo svariati singoli usciti dal 2011 ad ora, finalmente gli Houstones ci propongono 8 brani vari e che suonano bene

Gli Houstones avevano affermato di pubblicare solo canzoni, non dischi, ché questi ultimi costano troppo. "E avevamo ragione", aggiungono adesso. Ragione o no, la fatica è stata ripagata dalla buona riuscita del lavoro che la band, dopo varie uscite di singoli dal 2011 ad ora, ci propone.

Gli otto pezzi in questione sono, di fatto, definibili a tutti gli effetti un full lenght. Il modo in cui la band ci introduce in questa nuova puntata della loro storia è forte, gridata con tutto il fiato che si può avere in corpo, deciso e aggressivo al punto giusto con "Smile". La carica non diminuisce neppure in "7 Seconds to 8", che assume le sembianze new wave degli Interpol, anche se con linee più marcatamente rock di questi ultimi, e nemmeno in "Lickin Hell's Hole I Love Myself And I Hurt Everyone", che schiera un tiro altissimo, ben tirato, con reminescenze garage di certi Black Keys travestiti da Foo Fighters. Lentamente si rallenta, come ad entrare in una nuova fase del disco, che inizia con "Popular Star A Pop Star Is A", cupa in un certo senso come il rock anni '90 sa essere, ma ancora di più con la seguente "Monsters", che sembra fatta per essere ascoltata appositamente nelle peggiori giornate del nostro cuore. L'incedere ombroso procede anche in "Rooms", aprendosi però sul finale a spazi più ampi e liberi di estendersi, toccando punte grunge potenti, per poi fermarsi repentinamente con "Apode", quasi un intermezzo sonoro, un riflesso incorporeo, mentre di "Coming The World As Bill Murray Does" avevamo già ampiamente parlato qui, anche se adesso, posta all'interno di un quadro più grande e svestita finalmente degli abiti di sola cornice, rende molto di più.

Gli Houstones sembrano dividere il disco in scompartimenti separati che si incontrano raramente, ma il risultano non è stridente, anzi. Ci vogliono capacità per far risultare un lavoro così vario come un percorso fin troppo omogeneo per come in realtà appare ad un primo ascolto. Come inizialmente detto, sarà costata anche fatica la realizzazione di questo esordio sulla lunga distanza, ma ne è valsa davvero la pena.

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La recensione Houstones di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-05-04 00:00:00

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