Per fare musica d’avanguardia spesso bisogna darla a bere. Ovvero bisogna crearsi attorno l’aurea dell’artista, in un modo o nell’altro. Bisogna affascinare, stuzzicare, stupire, convincere, ingannare, darsi un tono. E ciò a volte non basta. Almeno è quello che penso. Molti ci sono riusciti negli anni, molti di più hanno fallito, non capendo le regole del gioco. Se si riesce invece a crearsi un’ immagine, se si riesce a venderla, allora l’ aspetto musicale può non essere poi curatissimo. Sembrerebbe controintuitivo, ma non lo è. Si sta vendendo altro, molto spesso, con la scusa della musica. E ciò è legittimo ed utile. Anche divertente, in certi suoi esiti.
Ora, Enomisossab, al secolo Simone Basso, ci propone un disco di modulazioni vocali registrate in presa diretta, assistite da un elettronica che alle volte ne effetta, alle volte ne sottende i percorsi. Idea non nuova, per carità, e chi ricorda “Aura” di Sainkho Namtchylak, specialmente il primo disco del trittico, si può agilmente fare una vaga idea della cosa, tolto l’aspetto etnico del canto tuvano. Mentre il primo brano è costituito da puri capricci vocali, il secondo è una versione di “Vedrai vedrai” di Luigi Tenco, con qualche campione di Carla Bley e degli Einsturzende Neubauten. La breve “Pinocchio”, unica non in presa diretta, si fa più corposa, accessibile ed interessante, grazie alla possibilità di sovraincidere con facilità. Infine il disco si chiude con un altro viaggio vocale pieno di citazioni di melodie celebri, da “Finchè la barca va” all’inno d’ Italia. Momenti curiosi.
Ma, diciamoci la verità, il disco può essere appetibile forse per i più smaliziati ascoltatori di musica sperimentale, gli abbonati di “Deep listening” (fanzine cartacea italiana di musica sperimentale ed ambient di ottima fattura) o le persone più curiose, e anche loro dovrebbero prima provare ad ascoltare qualcosa sul sito ufficiale del progetto. Per gli altri invece risulterà solo indigesto, ozioso e dall’ elettronica banale.
Per far musica d’avanguardia Enomisossab dovrà ancora costruire intorno a sé fama e reputazione. Può farcela, la voce c’è anche, ma deve ancora far strada.
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La recensione Rosso di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-09-15 00:00:00
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