Quando la spinta alla sperimentazione si trasforma in stilema compositivo, succede che si riesca a mescolare i Doors con la voce di Capossela e Tom Waits, mettendo sul piatto ibridi creativi curiosi ma convincenti ed efficaci. È questo il ballatoio che collega le undici stanze di "Niente di più semplice", opera seconda dei Lenula.
Il trio brindisino nato nel 2007 disegna un disco in bianco e nero in cui le tastiere di Ciro Nacci sono una colata di acqua ragia che scopre la psichedelia, fondale sul quale fluttuano i testi sciolti di Gabriele Paparella, difficili da imbrigliare, cadenzati da o che sono quasi u, da acuti grattati e versi gridati, da frasi sussurrate e dal tono ironico con cui si sferzano i lati caduchi e grotteschi della realtà.
Come in “Senza stanze per nascondersi”, dove il ritmo aspro accompagna una critica all’economia del più forte, in cui c’è uno che ha le tasche troppo piene e accanto un altro che ha troppa fame. O come in “Mostri”, potenziale colonna sonora di un videogioco sui supereroi Marvel – il pezzo più riuscito del disco – in cui il motivo sonico ricercato correda un testo che spara a zero sui teatrini odierni, televisivi e politici – che spesso coincidono nei “falsi uomini illustri lucidati a mostri” – e sul monopolio radiofonico che fa da sottofondo pop all’anno che se ne va.
Dall’àncora reale si passa alle atmosfere oniriche e cartoonesche di “Primo giorno di scuola”, in cui i sogni sono anelli da portare al dito, Lucifero luccica, il blu si allunga e i fiori cantano sopra la terra in un ritmo che alterna il “tacco e punta” ad acide scale distorte. Il principale riferimento tematico e immaginifico dei Lenula sembra essere quello astrale o celestiale. Ricorrono in quasi tutti i brani il sole, il cielo notturno, le stelle e la luna che si rincorrono e bruciano.
In “Anime” il fondale percussivo dà un tono cupo e sciamanico al pezzo – motivo che si ritrova negli intermezzi di “Niente di più semplice” – tracciando come dietro a un vetro opaco il rumore delle anime che si perdono sul dorso delle tenebre. Tra enuance blues e gentil groove, i Lenula si appigliano a colonne musicali sicure (gli Area, i Led Zeppelin) ma le decorano con un'intelligente spinta alla sperimentazione: è un legame indissolubile che si rinnova nella sua spensieratezza, negli spigoli lievemente smussati, nel suono rotondo.
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