I Norman sono tornati. Con un disco importante.
Dei Norman sembravano essersi perse le tracce. Mancavano all’appello dal 2009, dai tempi del loro esordio, “La rivolta dei bambini blu”. Ora rieccoli di nuovo, sette anni dopo, con le idee chiare. Come sempre. E con un disco bello e intenso, a tratti intimo, sofferto. “La grandine!” spazia all’interno di un rock d’autore aperto a sonorità che vanno dall’elettronica all’acustico, passando per schegge di noise e aperture pop. Il tutto retto da un’attenzione particolare per la struttura narrativa.
La grandine è un elemento perturbante, metafora, se ci è concessa l’interpretazione, delle incertezze delle nostre esistenze in bilico. Basta un attimo e cambia tutto. E una grandinata dura giusto lo spazio di un attimo. Può distruggerti il raccolto (leggasi le fatiche di una vita) ma può anche permetterti di ripartire. “Non penso più che vivere mi potrebbe causare un problema”, recita Massimiliano Bredariol all’interno della title-track. Ed è quanto basta. Almeno per descrivere certe cupezze contenute all’interno dell’album. Confermate dalle lentezze dell’opener “Gondrand” o dai toni depressi di “4:44”. E contraddette dai rumori di “Nonewyork”, dalla ballata acustica “Memorie di una testa scamosciata”, dalle spezie in odor di Prefab Sprout disseminate, con la complicità di Paola Colombo (voce dei Dilaila) all’interno dell’ariosa “Il danno”. Un paio di arrangiamenti peccano forse di qualche pesantezza di troppo (ascoltare per credere gli eccessi della parte finale di “Bigdominorally”, anche se quel giro di basso è irresistibile), ma poco conta. I Norman sono tornati ed è quanto basta. E, per giunta, sulla scorta di un disco importante.
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La recensione La grandine! di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-07-22 00:00:00
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