Cantare Dino Campana non è impresa da poco, specie se si rimane fedele ai versi de “I Canti orfici” impastandoli con musica folk, sfumata di tango e rock. Un viaggio onirico, tra il mondo umano e gli inferi, dove Euridice aspetta di tornare alla vita grazie al canto di Orfeo. Un passaggio tra tenebra e luce, realtà e sogno, domina l’intero album speculare al prosimetro campaniano. Il cantautore toscano muove proprio dall’io lirico del poeta e viaggia in un sogno di tenebra dove l’ordinaria esistenza perde i suoi nitidi contorni, sfumando nell’irrealtà; l’occhio del viandante registra “l’eterno scorrere del mondo” e mette in musica un istintivo senso di fuga sospeso tra la vita e la morte.
Viene da chiedersi allora cosa porti di suo in questo viaggio - chiamato amore - intrapreso anni fa da qualcun altro. Senz’altro note e melodie originali, arrangiando con grazia e maestria una materia letteraria densa e corposa. Dall’incontro tra quattro artisti di raffinata musicalità, su cui spicca una voce calda e compatta, nasce questa interessante trasposizione sonora che unisce il gusto per la ricerca al piacere dell’ascolto.
“La petite promenade” descrive strade scure, fredde e misteriose, dove figure vanno brancolando; la stradina è solitaria con qualche stella, in lontananza un ubriaco canta amore alle persone; “Una femme qui passe” apre la vita ad occhi profondi e sereni. Va lasciando un mistero di sogni avverati con un passo che scandisce il suo sogno per una via infinita. “Batte botte” sembra un pezzo di Battisti in cui da una nave che si scuote spunta un occhio incandescente. L’acqua e il mare appaiono dentro l’occhio disumano della notte. In “Poesia facile” il suono di una fisarmonica scandisce il desiderio di pace, di nebbia e silenzio in un gran porto dove, pronta a salpare, l’anima si sveglierà nel sole libera e fremente. Interessantissima “La sera di fiera” recitata da Nada, a cui segue “Vi amai nella città dove per sole". Degno di nota l’arrangiamento di “Fantasia s’un quadro d’ardengo” e di “Barche amorrate”. La grazia dell’ultima traccia, fatta di rose sfiorite e tristi, ci immerge in versi struggenti dalla musicalità malinconica.
Già finalista per il Premio Tenco 2014, Massimiliano Larocca ci convince sulla sua capacità compositiva di cantautore folk-rock dalla voce seducente, abilissimo nel viaggiare sull’onda di atmosfere sonore morbide e impalpabili. Proprio come in questo disco: un sogno evanescente di allucinazioni e pace ricercata, tra i versi sublimi di un poeta tormentato.
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