Un primo disco da cantautore rock, un esordio molto corposo
Il rock psichedelico de “La deriva della RAI”, il rock acustico di “Sposa”, la ballata “Nuovo giorno”. Sono le prime tre “facce” del disco che segna l'esordio da cantautore di Andrea Fardella. Molto ispirati i testi di “Petit” e “Cin cin”. Nelle 11 tracce, per quasi 70 minuti complessivi, ci sono tanti spunti interessanti, che potrebbero essere valorizzati.
L'artista mette in musica il suo universo, la sua sensibilità, le sue emozioni e la sua visione del mondo. I testi sono complessi, ricchi di slanci poetici e citazioni cantautorali. Non è un caso che il lavoro sia stato preso in considerazione per le Targhe del Premio Tenco tra le “opere prime”.
La voce è buona mentre la produzione è da migliorare, e bisognerebbe sintetizzare per dare valore, sviluppare i punti forti delle parole e degli arrangiamenti ed eliminare il superfluo. I testi possono contenere messaggi diretti e semplici, senza rinunciare alla poetica, all'impegno e alla serietà, altrimenti il rischio è di cantarsi addosso: “Questa la dedico a me”, dice la parte centrale dei quasi otto minuti di “Crisi”.
Occorre trovare la chiave giusta per calare il proprio micro-cosmo nella contemporaneità, che richiede ascolti orecchiabili e istantanei come fiammate.
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La recensione Le derive della RAI di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-09-16 00:00:00
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