Un bell'esempio di disco glocal dove i testi in dialetto siciliano si fondono il blues e l'elettronica.
In principio fu Moby, che con il suo "Play" (1999) riuscì a creare un'alchimia fino a quel momento impossibile per altri, ovvero fondere il blues con l'elettronica e venderci milioni di copie. Ci tocca ovviamente banalizzare su questo, e magari attribuire qualche merito anche a quell'altro geniaccio di Fatboy Slim di "You've come a long way, baby", uscito giusto un anno prima.
Questo lo scenario da cui partire per inquadrare il progetto Niggaradio, una bella boccata d'ossigeno nel panorama dell'alternative italiano. Già sulle scene con l'esordio "'Na storia", al cui interno si trovavano anche brani in inglese, in questo "FolkBluesTechno'n'Roll...e altre musiche primitive per domani" il quartetto segue il consiglio del collega Starfooker quando scriveva che l'unico rimpianto consisteva nel fatto che "le tracce in siciliano portano una visceralità e una comunicazione maggiormente incisiva, più diretta, che viene scemata dalle tracce in inglese e più scorre il tempo più diventa evidente".
Oggi abbandonano quindi la lingua d'Albione, concentrandosi esclusivamente sul dialetto, mossa che riteniamo vincente. Così facendo guadagnano infatti in spontaneità e freschezza, senza dover pagare dazio a progetti d'Oltralpe che si muovono sulle stesse coordinate e partono in qualche modo avvantaggiati. L'altro aspetto interessante su cui mettere l'accento sono le tematiche affrontate nelle canzoni, ormai fuori dall'immaginario dai tempi dei 99 Posse e, più in generale, dal movimento del rap italiano anni '90.
Facendo le dovute proporzioni di genere, i Niggaradio ricordano a tratti proprio la formazione guidata da 'O Zulu ai tempi di "Curre curre guaglió" per come affrontano le tematiche sociali, calandole nel contesto in cui vivono ("U me dirittu", "Messinregola", "'U pullmann pà Germania"). Insomma, il famoso concetto di glocal che prende forma senza ricorrere alla retorica, grazie anche alla notevole prova vocale di Vanessa "Goldie" Pappalardo, che arricchisce della giusta dose di pathos i pezzi a lei affidati, soprattutto quelli più marcatamente rock.
Musicalmente, come avrete potuto intuire, l'alchimia funziona egregiamente: tutto ci pare perfettamente in bilico, sia quando i ritmi rallentano e si dà sfogo all'animo blues (bellissima l'accoppiata formata da "Rema" e "U balcuni i l'incantu"), sia quando i beat provano a prendere il sopravvento mentre si fondono con la tradizione ("Nananà", "Signuri").
Promossi a pieni voti con la (solita, in casi del genere) curiosità di testare la resa dal vivo.
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La recensione FolkBluesTechno'n'Roll...e altre musiche primitive per domani di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-08-11 00:00:00
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