A volte capita che a noi “gente che parla di musica” chiedano un consiglio su cosa ascoltare delle ultime nuove uscite. Tra dischi di platino e chicche nascoste, spunta questo “Benvenuti a Fraboland”, terzo disco pubblicato e distribuito digitalmente, ma già settimo in ordine di apparizione per Frabolo, al secolo Francesco Bolognesi.
Un lavoro fuori dal coro che occupa un posto a se stante nel rap italiano. Difficile restare seri quando il rapper di Cecina (LI) chiude rime senza peli sulla lingua, facendo nomi e cognomi della scena musicale italiana su cui si sfoga senza risparmiare ironia tagliente e linguaggio esplicito. Un attacco diretto e senza censura, con particolare enfasi nella critica ai social, ai rapper-social, ai talent, ai rapper nei talent. Non mancano le perle ironiche sulle solite facce da copertina e sulle opinioni dell’homo-discograficus, smontate e ridiscusse in skit intra-strofe divertenti.
Da bravo MC aggiunge una buona dose di autoironia che svela dubbi e incertezze della sua carriera artistica, in questo mondo che paga in pacche sulle spalle e visibilità, contro cui ogni emergente si scontra prima o poi. La morale di Frabolo è però ben chiara: riconosce le sue capacità con un buon apporto di ego-trip nel progetto, concludendo che a parte tutto, “lo faccio solo per me, il resto può andare a farsi fottere, io vivo in un’altra dimensione” (“Fraboland”).
“Benvenuti” costituisce un ottimo recap del disco per cui se siete pronti a 6 minuti di proiettili di sincerità, accomodatevi pure. Due eccezioni al filo conduttore sono costituite da “Venere di cenere” e “Lontani da qui”, che vantano gli unici due featuring femminili rispettivamente di Eva e Lisa Luperini, momenti più introspettivi dedicati alla vita reale, vista da soli di fronte allo specchio.
Produzioni eclettiche che viaggiano sulle diverse lunghezze d’onda del rock, della dubstep, dell’hip hop vecchia scuola e nuova scuola, della trap, del pop, con commistioni fra loro piuttosto sperimentali (chitarre e scratch), affidate anche a numerosi producers stranieri fra cui: Dope Boyz, Tone Jonez, Lazaro, Dj Shawt, Kannibal, Platinum & Mohy. Beat essenziali durante le strofe e pieni nei ritornelli, mai invadenti per non coprire il significato del testo. Ritornelli minimi ma spesso orecchiabili. Non ci è sfuggito il verso fatto, musicalmente, a Salmo e allo Slim Shady nell’età dell’oro (“Ha inizio lo spettacolo”, “Diprè Style”).
Flow e rime elaborati e sempre adatti alla base, assonanze interne ben studiate, punchline fortissime, concetti d’effetto, giochi di parole efficacissimi ed extrabeat di alto livello.
Sedetevi, mettete le cuffie e preparatevi a una dose massiccia di risate, col retrogusto dell’amara realtà.
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