Capo Verso s/t 2004 - Rock, Alternativo

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Colpisce subito la voce femminile, che ho trovato per molti aspetti decisamente simile a quella di Cristina Donà. Dopo aver sentito negli ultimi tempi migliaia di imitazioni della Redeghieri è già un sollievo. Altra gradita sorpresa la sobrietà dei testi, visto che le suggestioni recepite anche dai Capo Verso si abbinano spesso, invece, a concatenazioni di frasi ridondanti, scandite senza criterio e senza respiro (“semiotici fulgori, artritiche ciriole”… e potrei andare avanti per ore con la saga dei poeti casalinghi). Evidente la simpatia per gli Afterhours, più sottintesa quella verso i Marlene Kuntz, sebbene mi senta di consigliare una più netta contaminazione in questo senso. Ritengo infatti che il gruppo potrebbe solo trarre vantaggio da un inasprimento del linguaggio chitarristico, mentre gli influssi di un modello come quello rappresentato dagli Afterhours (meno aggressivi), unico nel suo genere perché commistione di originali anomalie difficilmente riproducibili, in questo caso specifico rischiano di annacquare il risultato e disinnescare un’energia che secondo me risiede altrove. Se solo i Capo Verso valorizzassero quanto di potenzialmente abrasivo possiedono, sviluppando i suggerimenti cripto-noise (molto buoni, quando presenti) e magari privilegiando un cantato più coraggioso (viste anche le potenzialità indubbie della vocalist), potrebbero prendere il largo verso soluzioni ad alto impatto.

In caso contrario i brani rischiano, invece, di risultare sempre un po’ anodini.

Molto poteva essere fatto, per esempio, con “Il viaggio di Chicchi”, a mio parere dotato di un incipit dalle grandi potenzialità esplosive che invece, ed è un vero peccato, si trasforma presto in una cantilena post 17 re seguita da un’apertura che non fa in tempo ad imporsi.

Per il resto ci sono buone intuizioni e piccole inadeguatezze. “Paglia” sfoggia una certa grazia ma non riempie adeguatamente lo spazio sonoro che evoca, “Come sono” usa il trampolino di un tema ossessivo reiterato, in parte cantato e in parte recitato, per consentire alla voce di lanciarsi intensamente nel vuoto, “Differenze” ha tutta la disinvoltura della front-track, più “canonica” “L’isola sommersa”, quantomeno fino alla coda, da cui si librano a sorpresa fremiti chitarristici ed ansiti alla Ginevra Di Marco. Due consigli: liberare i suoni e non perdere MAI Erica Meriggi.

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La recensione s/t di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-09-27 00:00:00

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