Quando a fare un bel disco bastano spirito e attitudine
Un duo, donna-uomo, che contiene la parola Elephant all’interno del proprio nome in base a delle scontatissime leggi associazionistiche non può far a meno che dirigere il mio pensiero verso i White Stripes. Non che questo voglia dire qualcosa, anzi, semplicemente mi è più facile provare una sorta di empatia dati questi presupposti. Insomma, forse agli Elephant Soap Bar di rendere tributo alla band di Detroit non importava granché ma a me piace pensarla così. Punto.
In realtà la formazione trevigiana con i White Stripes condivide un immaginario musicale ben radicato in una specifica area geografica, il sud degli Stati Uniti, ma non la cattiveria e la pazzia che caratterizza i “fratelli” White. Definire "Fresh Bread Ep" un album blues sarebbe una forzatura dovuta forse solamente alla presenza della riuscitissima cover di "You’ve Got the move", dato che le sonorità virano spesso verso il country.
In ogni caso, c’è certamente del blues, ma depurato dalla ruvidezza dalle cicatrici che questo genere musicale ha maturato nascendo nei campi di cotone. Gli Elephant Soap Bar registrano tutto su un divano e il divano diventa parte stessa integrante della loro musica, quasi il terzo componente del gruppo. Un divano probabilmente vecchio di quelli in cui si sprofonda dentro. Soft, attributo che solitamente precede il sostantivo di un genere musicale per indicarne la pacataggine rispetto al ceppo originale, potrebbe, in questo caso, risultare individualmente l’aggettivo migliore per descrive l’ep.
Avvolti dalla calda voce di Nicoletta le atmosfere per quanto malinconiche si fanno rilassate, il naufragar dolce su questo divano genera un turbine di immagine con riferimenti cinematografici ben precisi, improbabili saloon con piano bar, l’inquadratura larga di una veduta alla Hopper con uomini che bevono soli. Vien voglia di essere tristi solo per poter meglio apprezzare del whiskey da quattro soldi.
Tutto ciò è maledettamente blues. Ed è anche maledettamente blues, quanto tremendamente scontato, ammettere che per registrare un bell’album non solo non servono dispendiose attrezzature e sale prova, non è nemmeno necessario aver vissuto la schiavitù sulla propria pelle, quel che conta veramente in qualsiasi espressione artistica, dalla più alta alla più bassa, e qualcosa che non si può spiegare e che possiamo solamente limitarci a definire come spirito o attitudine. Spirito e attitudine che agli ESB non manca e col quale sostituiscono la modernissima formula del Netflix and chill con il proprio personale modo d’agire: blues & chill, country & chill, jam & chill che dir si voglia. Una chitarra, un divano e musica in totale relax, i vicini di casa ideali in un mondo potenzialmente perfetto.
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La recensione Fresh Bread EP di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-06-13 00:00:00
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