"End of the days" di Vinnie Paz ripetuta per circa 15 volte senza lo spessore tecnico del rapper italo-americano. Se si dovesse esprimere un giudizio su questo "Nitrologia" le uniche parole che vengono in mente sono queste. Nonostante le produzioni di stampo classico siano tutto sommato godibili, il problema più grande è proprio la scrittura (quello che è tendenzialmente un punto forte, quando si tratta di rap di un certo stampo). Questa infatti si presenta carica di cliché già sentiti e che non aggiungono mai nulla di veramente nuovo, che tentano maldestramente di lanciare un messaggio che fa fatica ad arrivare e che se lo fa si rivela spesso gentista, messo malamente a fuoco e grossolano: il popolo, i potenti, i complotti. Tutt'altro che carismatico al microfono, Nitrus sale in cattedra senza essere in grado di comunicare un qualcosa che vada poco oltre il puntare il dito altrove, senza individuare un responsabile che non siano questi benedetti "altri" e senza, come sarebbe da titolo, riuscire a descrivere davvero il "suo mondo". Il tutto è accompagnato da skit di film usati fino all'abuso e che tutto sommato rappresentano una scelta coerente, proprio per via dell'immagine così stereotipata che questo disco dà di se stesso.
Un'ultima precisazione: "Nitrologia", come riportato dal rapper, vorrebbe essere l'incontro tra Nitrus (pseudonimo dell'artista) e logia (che per l'artista starebbe a significare logica). Ebbene, non è così. Nonostante per molti il significato dei termini sia tutto sommato delle convenzioni, bisogna dire che queste sono scarsamente valide senza un buon riscontro. Il suffisso preso in prestito è correntemente usato per indicare un "discorso", da logos. Una sottigliezza che, su questo disco, la dice lunga.
Non ci siamo.
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