Realizzato mediante una campagna di crowdfunding attivata tramite Musicraiser e Rockit, il primo album di Francesco Costantini sembra inizialmente un gioco di chiaroscuri emozionali fortissimi, in perenne equilibrio tra un’eleganza cantautorale vecchio stampo ("Tutti giù per terra") e una rabbiosa aggressività hard rock da garage band di provincia ("Onirica ossessione").
Eppure il confine tra una disperazione disincantata, forse anche figlia di un’autocommiserazione di facciata tipica dei nostri tempi, e la fortissima voglia di cambiamento e di sognare in grande è molto più labile ed invisibile di quel che può sembrare.
Ogni traccia nasconde infatti al suo interno un microcosmo fatto di speranze flebili, leggere come la polvere e labili come la neve che si scioglie al sole, le quali ad ogni cambio di ritmo e di accordi lottano dentro di noi con quel sentimento malinconico che ci fa cadere a terra, inermi e fragili come quella ragazza ("Fragile Alice") che ogni mattina spera nel Principe Azzurro e a fine giornata si ritrova a ballare triste e sola nel salotto di casa sua.
Un dualismo analizzato lucidamente dal cantautore pescarese, che tramite l’utilizzo di metafore in apparenza giocose come quella del girotondo dei bambini, rivela in realtà lati inquietanti, duri e anche un po’ perversi dell’animo umano.
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