Stoner lucido e sgusciante, che attrae chi lo ascolta come le sabbie mobili.
Con una pacata aggressività da escavatori con le pattine i Nasty Farmers tornano con il loro secondo disco dal titolo "The Strawman fallacy". La band toscana si fa la doccia con la cartavetrata per levigarsi a puntino tutti quegli spigoli di crudo stoner che avevano caratterizzato l'esodio, e sfodera un involucro nuovo di zecca, non meno incisivo, ma fatto di sonorità più rotonde e impastate.
Nove canzoni rock, intinte in una laguna oleosa che le fa viscide e striscianti, nere e viola, ruggenti quando serve, ma più spesso sordide e pronte all'agguato, nascoste dietro l'angolo pronte a saltarti addosso. Il brano "Bugsy driver" è un esempio calzante della definizione di strisciante, con una strofa cadenzata, in cui ad un certo punto arriva un sinistro falsetto stile Josh Homme, che semina le puntine a terra in attesa di bucare la ruota di qualche auto, in un crescendo di distorsioni.
Quello dei Nasty Farmers è un dichiarato amore verso i Queens of the Stone Age di "...Like Clockwork" e quello stoner maturo, che gigioneggia lento prima di colpire alla schiena. Una similitudine molto forte nella composizione dei brani e nei suoni, che finisce per sembrare quasi una copia, fatto salvo per un paio di brani come "Strawman" che vira tra il blues e l'honky tonk, e "Ugly toro", più veloce e ricca di fuzz, con un riff tipico più degli Eagles of Death Metal che dei QOTSA, ma sempre in famiglia si resta. "Green Coat" e "Low Gravity" infine chiudono il disco appoggiando gli accenti sul lato più classico del rock americano, con arrangiamenti più complessi fatti di archi e pianoforte, dove il cantato ritrova la tensione più intima dell'intera scaletta e la resa complessiva è emozionante.
I "cattivi contadini" hanno prodotto un buon secondo disco, si sono fatti ispirare da maestri del genere cha a loro piace e lo hanno fatto forse cadendo in troppe tentazioni manieristiche, ma sempre mettendoci del proprio in maniera originale. "The strawman fallacy" è capace di assorbirti e farti scendere attorno un nebbia densa per poi spaventarti con gridolini ectoplasmici, bisogna essere capaci di non cadere nei tranelli che esso tende, e farsi catturare a piccole dosi, per vedere l'effetto che fa.
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La recensione The Strawman Fallacy di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-07-06 00:00:00
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