Sfaccettature che portano a risultati diversi e del tutto personali a seconda dell'inclinazione con cui guarderemo e ascolteremo l'album
Un disco di stampo pop rock che punta all’intimità dell’ascoltatore, incanalandone l’attenzione principalmente sulla voce. Questa risulta prevalere sugli strumenti in diverse occasioni, anche se negli ultimi due brani dell’ep “Mirrors” troviamo un nuovo equilibrio: “Wendy” e “Scars Don’t Scare”, nell’album di Le Hibou, risultano più spinti sotto il punto di vista sonoro e quindi maggiormente equilibrati. Le chitarre, ingrossandosi, riescono a erodere una parte dello spazio dedicato alle parti cantate e così facendo gli ottimi vocalizzi, dati dalla voce calda e profonda, trovano un contrappeso che snellisce la composizione, evitandone la saturazione e pesantezza.
Vedendola come una prova generale, dato anche il fatto di non aver scelto immutabilmente una via univoca per quanto riguarda metriche e parte strumentale, si può notare come la voce della cantante riesca ad accompagnare meglio i brani a chiusura dell'album. Il titolo “Mirrors” riflette a pieno la caratteristica intrinseca all’album di essere sfaccettato, infatti a seconda dell’inclinazione con cui lo guarderemo ed ascolteremo e la chiave di lettura che adotteremo, otterremo un risultato diverso e del tutto personale. Di ispirazioni e strade ce ne sono tante, l’importante è sceglierne e percorrerne principalmente una per dare una direzione certa a questi testi autobiografici, che riflettono sulla ricerca di se stessi affrontando la paura del cambiamento e il fatto di sentirsi inadeguati e fuori luogo.
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La recensione Mirrors Ep di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-06-13 00:00:00
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