Un disco che spazia dal sax al talkbox, con un rappato sempre convincente e con soluzioni a volte molto interessanti.
Jean Claude-Izzo fu uno scrittore dalle origini intricate: metà napoletano, metà marsigliese e con nonni materni spagnoli. Una serie di coordinate geograficamente lontane che invece, storicamente, non sono così lontane. Proprio come per quest'omonimo disco dei Pugni in tasca che parte dal funk e attraversa la musica elettronica, la disco, il soul, i ritmi latini e finalmente arriva (freneticamente) al rap.
Un rap che viene da Roma e non ne fa mistero sin dall'intro, che campiona Roberta D'Angelo cantare della sua Cinecittà, dove abitarci è una “questione di fedeltà”.
Lo scrittore di cui sopra, all'interno dei suoi romanzi, è sempre stato capace di cogliere le fragilità delle banlieue e proprio nella traccia omonima i due rapper (Morris Gola e Moebius Ohba) cercano di tirare le somme su questo aspetto particolare. Il risultato è un disco che spazia dal sax al talkbox, con un rappato sempre convincente e una scrittura che tenta un approccio critico, con extrabeat on point e strofe dalla metrica serrata.
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La recensione Jean-Claude Izzo di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-07-20 00:00:00
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