Ho letto recensioni negative su questo disco, ma una volta tanto, mi sembra che la critica italiana, spesso molto generosa, abbia peccato per difetto. Il formato dell’opera non è certo il massimo per accattivarsi la benevolenza di un ascoltatore. Si tratta di un unico brano di oltre mezz’ora costruito attorno a un semplice pattern ritmico e a una manciata di suoni elettronici con un errabondo flusso di coscienza per testo e un salmodiante ritornello. Per dirla tutta è anche difficile definirlo: un maxi-singolo, un mini-cd, una composizione, una suite? Loro parlano di sinfonia, ma il termine non va preso in senso letterale.
Se quindi questo cd ha tutte le caratteristiche che contraddistinguono molti dischi inutilmente ambiziosi che si ascoltano di questi tempi, è anche vero che ha un fascino sottile che lo eleva al di sopra della media. L’atmosfera cupa, ma al tempo stesso brillante, le cadenze regolari, ma al tempo stesso coinvolgenti e la dimensione ciclica, ma al tempo stesso mantrica assicurano a questo brano una qualità ambientale molto profonda, in grado di elevarsi ben oltre il semplice sottofondo musicale. Se anche non è un capolavoro del genere è comunque un buon esempio dell’evoluzione industriale negli anni 2000.
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La recensione Fuckart (a symphony for wankers) di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-10-04 00:00:00
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