The Bidons
Clamarama 2016 - Rock'n'roll, Punk, Garage

Clamarama
28/07/2016 - 10:00 Scritto da Antonio Romano

Un disco da ascoltare a volume alto, altissimo: il freschissimo garage rock dei Bidons

Non è facile, in particolar modo in Italia, suonare garage rock e non restare una band di nicchia, vuoi per i gusti medi degli ascoltatori, vuoi per la relativa inaccessibilità del genere in sé. Ogni tanto, però, compaiono delle band che possiedono, seppur in potenza, la capacità di compiere quel salto fuori dall’angusto recinto degli appassionati del sixties sound e farsi apprezzare da un pubblico più vasto e trasversale: The Bidons, consacrati dalla loro fresca pubblicazione discografica, sono certamente tra queste.
“Clamarama”, terzo lavoro in studio del combo salernitano, compie un salto di qualità e di originalità rispetto ai precedenti, dai quali si differenzia per un accentuato gusto pop sia nell’aspetto melodico e degli arrangiamenti che in quello della produzione. E questo è, per me, un grande pregio per una band underground: i brani nell’insieme compongono un disco compatto ed eccitante, fresco e godibilissimo, nel quale il fuzz della chitarra non scade mai in quel ronzio sporco ed assordante ed il lo-fi attitudinale non è usato come pretesto o, peggio, alibi per la scarsa qualità del materiale.
Tutto al proprio posto e nella giusta misura per comporre un piccolo gioiellino: fuzz, come poc’anzi detto, perfetto, power chord in stile Pete Townshend, influenze sia proto-punk (MC5 su tutti) che contemporanee (come non citare i Black Keys?), sezione ritmica quadrata, la farfisa, il piano ed il sassofono che compaiono qua e là arricchendo il suono della band senza deviarlo della sua identità, voce sicura di sé e coretti sublimi.
Sebbene il sostrato musicale del quale si nutre la musica dei Bidons resti sostanzialmente quello del garage rock americano della seconda metà degli anni sessanta, con Count Five e Sonics posti come numi tutelari, in questo disco emerge prepotente un altro grande ascendente, Iggy Pop, membro degli Stooges e quello solista, che illumina i brani talvolta di morbosità decadente e bluesy, altre volte di sensualità muscolosa ed animalesca.

Un album da ascoltare a volume alto, altissimo, non tanto, o non solo, perché così si gode e si balla di più, ma anche per diffondere il verbo e la musica di un'ottima rock'n'roll band della vasta periferia italica.

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