Mr Furto & Lady Paccottilla Hotel Harvest 2016 - Stoner, Rock, Blues

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Un nome d'arte buffo per un duo che fa tremendamente sul serio

Mr. Furto e Lady Paccottilla sembra il titolo di un b-movie, in cui i due protagonisti sono una sorta di Diabolik ed Eva Kant cialtroni, che tentano in tutti i modi di mettere a segno piccoli furtarelli fallando maldestramente per lo spavento preso al primo latrare dei cani da guardia.
Invece Mr. Furto e Lady Paccottilla sono due musicisti lombardi che suonano rock pesante, con influenze stoner, shoegaze e grunge, e "Hotel Harvest" è il loro primo album originale e suona davvero bene. L'immagine in bianco e nero della copertina non lascia molto spazio ad interpretazioni, l'hotel immortalato ha una struttura quadrata e austera, pare abbandonato e in disuso da tempo. Guardandolo si avverte un senso di desertica desolazione: se ne sono andati tutti, si sente l'eco urlando dalla porta.

Nonostante la formazione chitarra e batteria non sia più una novità, lo stile della band emerge dalla compressione dei suoni e dal fuoco che hanno nelle mani. La corposa tracklist, ricca di suoni potenti e atmosfere tetre, si apre con "Bank robbery", canzone che sembra scritta dai Ramones con un tocco di groove in più e soprattutto con una forma canzone più elaborata.

L'oscurità che per la verità riveste ogni traccia dell'album, è prepondeante in brani come "Faith in hell", "Ballad of a lonely man" e "Darkest night". Ogni nota si carica d'eco e d'ansia, la voce cavernosa di Mr. Furto, che con il suo timbro fa l'80% del suono dei brani, si avvolge perfettamente agli ambienti monocromatici e bui dei pezzi in questione. Chitarra, chitarra e ancora chitarra, che lacera i timpani in "Ciki ciki", "Is the river wild" e "Easy love", sia suonata slide che con veloci riff ripetuti all'infinito. La buona tecnica delle 6 corde è sempre piacevole da ascoltare, anche in "Honkytonk man" dove i brevi assoli blues alla Clapton si sporcano con note sinistre da rito pagano.

"Hotel Harvest" è un bel disco, che fa venir voglia di sentirlo in versione live, si percepisce tutta l'attitudine live dei due rock fellas lombardi. Un buon esordio per due che hanno sì scelto un nome d'arte buffo, ma che sul palco e nei dischi fanno tremendamente sul serio.

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La recensione Hotel Harvest di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-07-20 00:00:00

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