“Shelter From The Storm” è il disco d’esordio di Weet, un breve ma intenso mix di rap e reggae fresco, spontaneo e credibile
All’anagrafe: Stefano Capece. Al microfono: Weet, MC classe ’91 in bilico tra Roma e Londra.
Nelle casse: “Shelter From The Storm”, progetto d’esordio in 7 tracce che prende vita nel Bunker Studio di Roma e che si apre dando chiaramente un’identità alla musica che contiene. Parole in dialetto, voce grezza, vicina al popolare e di ricordo cantautorale ad accompagnare una metrica senza sforzi e adatta alle diverse basi del disco. Le rime sono tecnicamente ben formulate sul tempo e in particolare nei ritornelli molto efficaci, che tornano subito alla mente dopo il primo ascolto (“Stanco”).
Il timbro vocale da rap rude e senza filtri è accostato con un risultato soddisfacente e particolare alle basi più melodiche, come in “Riparo dalla tempesta”, title track con la partecipazione della voce di Gabriele Cacchi.
Capacità di coinvolgimento e spensieratezza estiva data soprattutto dalla leggerezza di alcune produzioni di stampo più reggae, come “Smokey”, in featuring con Dais, e “Polistirolo”. Non manca comunque l’essenza dell’hip hop anche in veste più moderna nelle altre tracce del progetto (“Cose facili”), sorprendendoci anche in “She got game” che eredita la storica produzione dei Public Enemy.
Un lavoro di introspezione ma anche di esternazione decisa di sensazioni e volontà di lottare, fare sacrifici, riconoscere le proprie imperfezioni e andare avanti, soprattutto in amore. Ma anche quella volontà di non prendersi troppo sul serio e apprezzare quel poco che abbiamo per essere felici con noi stessi (“A me me basta la salute e ‘mpar de scarpe nove”).
30 minuti per ripararsi dalla tempesta della prevedibilità musicale per un promettente e originale esordio da tenere d’occhio.
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La recensione Shelter from the storm di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-07-14 00:00:00
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