Un lavoro che interesserà gli amanti dei film di Kusturica e dei dischi di Bregovic, i cui i ritmi impetuosi e trascinanti lasciano poco spazio all’indolenza e alla pigrizia.
Se amate rilassarvi in poltrona leggendo un buon libro con musica di sottofondo, questo disco non fa al caso vostro. Distante da intimismi e rasserenanti suggestioni, il suo ascolto è umore agitato tanto da scuoterti entro linee melodiche prepotenti, arroganti. Un prodotto nutrito da una band che fa dello ska e della patchanka un terreno fertile di esplosività; un fronte sonoro incendiario più per il live show che per l’ascolto. Scritto in dialetto veneto da una crew il cui nome è in napoletano, il lavoro raccoglie influenze variegate che spaziano anche dal balkan fino al rock psichedelico. Insomma, un assaggio rumoroso per gambe e piedi in iperattività.
Si inizia a ballare con “La rapa”: un bel tocco gipsy che declina nel Dub, per poi riprendere la corsa accelerando battito cardiaco e pulsazioni; anche “El Diaolo” non rimane indietro e alterna lo ska al rock in un energico richiamo di strappi sonori e assalti vocali. Approda al funk, come dentro alla colonna sonora di un film poliziesco degli anni ’70, il nostro “Funky boy” che balla incessantemente per tutta la durata del pezzo in questione; mentre “Maramao” dà fiato alle trombe e fa sapere a tutti che non è morto. Sfumati con sonorità latina e mariachi, si presentano piccoli passaggi sonori di “Rinascerò fauno di montagna” e “Me bala n’ocio” i cui testi, beffardi e scanzonati, ridono di gusto sulle vicende dei loro protagonisti. Interessante “Monsieur H” in francese, dall’atmosfera più trasognata e onirica, e “Treeky freeky” in inglese.
Un lavoro che interesserà gli amanti dei film di Kusturica e dei dischi di Bregovic, i cui i ritmi impetuosi e trascinanti lasciano poco spazio all’indolenza e alla pigrizia. Prepararsi ad agitare bene il prodotto, prima dell’uso.
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La recensione Kebaboys from Hell di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-09-13 00:00:00
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