Le radici nella profonda provincia americana per un country blues dal sound arioso e contemporaneo
Le radici di “Dog For Bones”, seconda pubblicazione della Mama Bluegrass Band, affondano nella profonda provincia americana, tra gli hillbilly della regione degli Appalachi: non solo da un punto di vista meramente estetico o di sound, con la presenza in formazione di un violino e di un banjo, ma soprattutto a livello di songwriting e story-telling possiamo affermare che è un disco pienamente ascrivibile all’interno di quella tradizione.
O, meglio, alla linea evolutiva che da quella tradizione discende.
Come un albero, infatti, che se ben nutrito ed investito dai raggi del sole cresce alto e frondoso, allo stesso modo la musica dei Nostri sa andare oltre le radici, che di per sé sono letteralmente underground, scrollarsi di dosso la polvere e l’odore di muffa ed innalzarsi, metaforicamente, verso un sound pop arioso e contemporaneo.
Vicende raccontate perché restino da monito, i Mumford & Sons, solidi country blues elettrificati, lo spirito working class di Bruce Springsteen, cavalcate western che restituiscono l’anima di un’epoca perduta, melanconia meditabonda à la Woody Guthrie, echi lontani di New Orleans sound, sprazzi di ironia e Jon Spencer che affiora nei momenti più martellanti: questo disco opera su una materia antica ed eterna, ma con il linguaggio dell’oggi e lo sguardo rivolto al domani.
La band lombarda, con quest’ottimo lavoro, dimostra concretamente come la tradizione non sia una condanna da perpetuare per sempre uguale a se stessa, ma –e qui il discorso potrebbe estendersi ben al di là di quello strettamente musicale- salda base di partenza e fonte di saggezza per il nostro cammino individuale. Usando un loro stesso verso (da “First For The Money”): “Life is like a taxi’s ride, if you don’t drive you pay the price”.
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La recensione Dogs For Bones di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-09-29 00:00:00
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