Elevators to the Grateful Sky Cape Yawn 2016 - Stoner, Psichedelia, Garage

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Verso orizzonti sconfinati

Formazione palermitana che giunge al secondo full lenght dopo l'esordio con un ep e che ci consegna un disco veramente riuscito non solo nel più classico stoner rock ma anche nella psychedelia più sognante e lisergica. Facile capire i gruppi madre, che si evincono dal nome della band, ossia 13th Floor Elevators e Grateful Dead, due viatici molto importanti e che, nel suo genere, la band non tradisce a livello qualitativo.
Il disco presente come due anime, quella classica heavy psych e stoner che in brani veloci e sostenuti si sviluppa in "Ground", in "All About Chemistry" con un bel cambio di tempo ed un assolo molto acido, oppure nel classico Kyuss-sound desertico di "A Mal Tiempo Buena Cara". Ancora in "Mongerbino" che parte veloce e tagliente come un brano classico alla Fu Manchu per poi risolversi, mescolando le carte in modo geniale, in un latin funk del miglior Santana dei '70.
"We're Nothing At All" è puro Qotsa sound, mentre "I, Wheel" è una pagina di ottimo heavy psych sound di scuola sabbathiana che si esalta su un solo di chitarra molto lisergico.
Molto à la John Garcia è "Mountain Ship", stoner rock desertico nella migliore tradizione del genere. Viceversa la seconda anima della band, che è quella che io ritengo molto più originale ed assolutamente fantastica nelle soluzioni proposte, è la componente più psychedelica, sognante e introspettiva che si evince da brani come "Cape Yawn", capolavoro assoluto del disco che mi ha ricordato certe parti dreamy degli Arzachel con un sax poi che sposta l'asse su cose alla Blodwyn Pig; oppure "Dreams Come Through" bellisimo brano psychedelico che occhieggia agli Hawkwind più morbidi. "Unwind" è un altro brano di pregevole fattura compositiva nella sua atmosfera acustica e quel suono caldo californiano che mi ha ricordato certe cose dei Mad River. Molto interessante sul versante più hard and heavy della band è "Bullet Words", una heavy psychedelia figlia dei Black Sabbath che in certi momenti vira verso pagine del miglior grunge, quello duro e hard di band oscure come Willard e Skin Yard. Bellissima pagina stoner hendrixiana è quella di "Kaiser Quartz", mentre "Laura (One For Mark Sandman)" inizia con un bellissimo fraseggio di sax per risolversi poi in uno stoner classico desertico e psychedelico. Consiglio vivamente l'ascolto e l'acquisto di questo disco, specie per le soluzioni acide e psychedeliche che potrebbero traghettare la band verso orizzonti sconfinati.

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La recensione Cape Yawn di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-04-20 09:00:00

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