La Ragazzina Dai Capelli Rossi Todestrieb 2016 - Indie, Elettronica

Todestrieb precedente precedente

Album perfetto per aspiranti psicologi e nostalgici amanti degli Offlaga disco pax

Il nome di questa band deriva dalla ragazzina amata da Charlie Brown e mai realmente apparsa nella serie a fumetti di Schulz. Ogni aspetto di quest’album andrebbe analizzato secondo una prospettiva duplice, se non triplice, a causa dell’ottica totalmente freudiana in cui è immerso. Senza analizzarne attentamente ogni frangente, da quello musicale a quello compositivo, non si potrebbero comprendere a pieno le motivazione che hanno determinato queste precise scelte stilistiche.

Si potrebbe persino scorgere un richiamo alla stato di natura di Rousseau, si potrebbe anche evocare Klimt, ma l’album si chiama "Todestrieb" (ovvero il termine con il quale lo psicanalista viennese determinò per la prima volta la pulsione alla morte in "Al di là del principio del piacere"), e la ragazzina dai capelli rossi non rappresenta solamente l’ineffabilità ma anche l’infanzia e quindi, come nella migliore tradizione poetica, la purezza dell’animo.

Sul fronte compositivo questa purezza è a tutti gli effetti rappresentata dal pianoforte (più presente che in "Dormire Soli"), che viene sporadicamente violentato dagli inserti elettronici o dalle parti cantate, momenti di poesia talmente violenta da ricordare (con le dovute precauzioni) persino il piglio del Teatro degli Orrori. La componente elettronica, moderna, fa tutt’uno con ciò che contraddistingue ma certamente l’entrata in gruppo di un membro aggiuntivo, il nuovo chitarrista Alessandro Graciotti, ha permesso una fluidificazione maggiore del percorso compositivo atto ad accompagnare i discorsi del loro frontman Marco Monaco.

La Ragazzina dai Capelli Rossi non ha fatto nient’altro che proseguire con il progetto già intrapreso riuscendolo incredibilmente a portare su un livello di perfezione maggiore. Certo va detto, non sono esattamente il prototipo della band easy listening e un loro ascolto potrebbe provocarvi un effetto straniante. L’ineffabilità, quell’ineffabilità beffarda e macabra, in un certo senso potrebbe persino accumunarli al drammaturgo irlandese Samuel Beckett. In fondo, se ci pensate bene, anche nella sua opera Godot non comparirà mai.

Nel teatro vanno quindi ricercate le radici de La Ragazzina dai Capelli Rossi, o quantomeno, le radici dei loro testi, le radici di un progetto musicale che fonde alla perfezione le dimensioni del concerto con quella del reading poetico. I testi di Marco Monaco, malgrado qualche riferimento letterario storicamente citato a sproposito (vedi Salinger), si innalzano senza ombra di dubbio una spanna e mezza al di sopra della media. Strabordant , difficili da imparare a memoria ma contraddistinti da una cura quasi amanuense nella scelta dei termini, un fiume di parole ma rigorosamente tenuto negli argini. Impossibile da sorreggere per una canzone nella sua ”forma normale”, la musica della formazione non è altro che questo, un guscio protettivo che si innalza attorno questa raffinatissima architettura retorica, il suo naturale proseguimento.

Mai come in questo caso un termine di paragone diventa coerente per un gruppo dal quale inevitabilmente La Ragazzina dai Capelli Rossi ha, consciamente o inconsciamente, mosso i primi passi. Una seconda prova ottima per la compagine bolognese che si candida a tutti gli effetti per raccogliere al meglio la pesante eredità lasciata dagli Offlaga Disco Pax.

---
La recensione Todestrieb di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-10-03 00:00:00

COMMENTI

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia