“Il faro la tempesta e la quiete” è semplicemente un buon disco fatto di chitarra e voce. Semplice ma sincero.
Il disco di Ilaria Pastore nasce da un’esigenza. Non è il successo travolgente, né la novità, perché l’essenza della sua musica è fatta di chitarra e voce, come le canzoni che si cantano all’ombra degli alberi nelle sere d’estate. L’esigenza è quella di dare voce alla vita, alla propria vita, ai dubbi, alle incertezze, ai ricordi, a ciò che è più importante insomma.
Così “Ricordi migliori” apre il disco e simbolicamente canta che “in questa passeggiata così breve consideriamo tempo perso il tempo speso bene”, che sta nei “ricordi il faro la tempesta e la quiete”. Vuol dire che la vita è tutta lì, che le esperienze ci formano, sono un punto di riferimento, motivo di dubbio o di conflitto e poi rifugio sicuro.
“Jole” accelera leggermente il ritmo, è il forte bisogno d’aria per ricominciare a vivere; “Tu sbufferai” rappresenta le incomprensioni di una relazione; “Polaroid” riprende il filo dei ricordi, è un’istantanea di gesti quotidiani, dove una foto di panni stesi ad asciugare diventa la risposta a tanti dubbi. Sfugge alla forma chitarra e voce solo “Compro oro”, dove le melodie sono più particolari e quasi teatrali, arricchite dai fiati e affiancate da parole che parlano del peso e del valore della verità. “Il faro la tempesta la quiete” è un disco semplice negli intenti e nelle melodie, ma non per questo meno serio. Non sarà un disco dell’anno, ma rimane un buon disco: intimo, sincero e importante, soprattutto per chi lo canta.
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La recensione Il Faro la Tempesta la Quiete di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-07-25 00:00:00
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