Aldo Betto e il suo trio diventano contagiosi con la loro allegra e spensierata odissea attraverso l'Africa, tra funky, blues e ritmi caraibici.
Aldo Betto è un musicista di quelli sempre col sorriso sulle labbra, basta sentirlo per capire quanto si diverta a giocare con la chitarra, e per nostra fortuna, l'effetto prodotto è quello di un divertimento davvero contagioso. La traccia d'apertura "Imaginary Road" è ipnotica col suo riff di chitarra ripetuto all'infinito, dopodiché Aldo Betto si gioca subito la cartuccia migliore del disco: con il ritmo caraibico de "Il Porto Delle Scimmie", complice anche questa estate non proprio torrida, Aldo Betto ci conquista definitivamente. C'è spazio anche per brani più lenti e melanconici come "Strada Maggiore" e "Monsieur Daumal"; c'è spazio per i lenti arpeggi di "Nora" e per le chitarre in wha wha di "Platform 4". Un blues dei più classici fa da colonna portante in "Talk Too Much" mentre dopo un lento avvio, "Giallo Sole" esplode con fragore, prima di ritornare altrettanto bruscamente sui ritmi lentissimi di un'atmosfera desertica e oramai desolata. Il disco si chiude dopo aver attraversato un continente in musica, proprio com'era iniziato, ossia in allegria e in festa con la scoppiettante "Nalu", che ci riporta di nuovo su affollate e danzanti spiagge tropicali, prima di addolcirci con la nenia notturna de "Il Carabattolaio".
All'interno dei vari brani nessun repentino cambiamento, nessuno stravolgimento: ogni brano procede esattamente come te lo aspetti, e se da un lato questo potrebbe sembrare una nota dolente, ci rendiamo presto conto che l'effetto è invece rassicurante. Ciò detto, la vera forza del disco è indubbiamente nell'accompagnarsi a musicisti di elevato spessore senza apparente collegamento tra loro. Come indicato nella bio, il filo conduttore del disco (nonché dell'intero ensemble) è sicuramente l'Africa. Ma abbandonate subito il pregiudizio di strumenti etnici dalle sonorità incomprensibili suonati a velocità altrettanto incomprensibili: l'Africa di Aldo Betto, Blake C.S. Franchetto e Youssef Ait Bouazza sta tutta nel calore avvolgente di una musica a cui spesso manca solo una voce seducente a rafforzarne ancora di più l'umanità. È l'Africa di un funky incredibilmente spontaneo e spensierato, che è poi lo stesso approccio che proveremmo sentendoli e vedendoli dal vivo, magari in un piccolo locale di periferia dove ogni venerdì sera incontri le stesse conosciutissime facce, e dove con la loro naturalezza e il loro immancabile sorriso, Aldo Betto e il suo trio riuscirebbero a contagiare uno ad uno tutti i presenti.
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La recensione MUSICA ANALOGA di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-09-14 00:00:00
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