Un mare nero come la notte di suoni e spiriti kraut-pop
"Nothing" dei Selfishadows è un mare nero come la notte dove la luce del Sole non penetra mai e bisogna essere attrezzati a dovere per poterlo apprezzare in pieno. Infatti, proprio come le creature che abitano la cosiddetta zona batipelagica (ovvero quella porzione di mare che si estende da 1000 a 4000 metri di profondità al di sotto della superficie oceanica), per un album del genere occorre rallentare il proprio bioritmo, ascoltare con estrema attenzione e, in ultima analisi, lasciarsi dolcemente cullare dalla corrente, ed anche dai gorghi, che queste canzoni sanno trasmettere.
Si prenda ad esempio il terzo pezzo, "Empty", una canzone poverissima dal punto di vista della strumentazione che, sostanzialmente, viene retta da uno schiocco di dita, pochi accordi e da una voce baritonale che risucchia e trascina tutto in profondità. Qui, come altrove, assistiamo ad una fusione di suoni tra gli abissi oscuri del mare in tempesta. E, proprio come nell'occhio del ciclone, il centro esatto di un uragano è il posto più sicuro: il punto in cui tutto è immobile. Anche la traccia successiva, "She's Gone" si presenta molto simile per quell'ispirazione minimale e per gli arrangiamenti kraut-pop che confermano la volontà di essere carichi di pathos senza aggiungere nulla di troppo.
Questo album, come anche il precedente "Step On" , sembra essere concepito per un popolo di ascoltatori che più che vivere le proprie esistenze le sogna, in un continuo sovvertimento dei sensi per cui, la linea dell'orizzonte che crediamo di scorgere là in fondo, non è altro che l'ennesima dorsale oceanica. E questa atmosfera da insondabili profondità viene ribadita anche dal pezzo forse più dichiaratamente new-wave dell'intero disco, ovvero "More to Come". Accompagnato anche da un video , il pezzo, sebbene aumenti sensibilmente i giri, rimane sempre trasognato e sospeso in un'inderminatezza un po' dream-pop che ci fa strabuzzare gli occhi e ci lascia un po' sornioni, come i gatti e i santi.
Nothing è un album per chi non ha fretta, per chi può/vuole concedersi un momento di pausa, anzi di apnea dalle fatiche del viver quotidiano, del vivere sopra la superficie. E allora inabissiamoci tutti quanti, in compagnia del buon Daniele Giustra, ideatore del progetto, e dei pesci luminosi degli abissi. La strada è segnata, come in un processo alchemico, prima sprofonderemo verso il basso e poi, forse, verremo tutti sospinti verso l'alto.
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La recensione Nothing di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-08-03 00:00:00
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