Da Bologna sognando la Gran Bretagna
Le influenze possono diventare o linfa vitale o schiacciarti a terra, di fronte alla netta impossibilità di replicare al cento per cento il proprio mito o idolo di gioventù. Di fronte a questo dilemma si sono certamente arrovellati i Brightside quando si sono trovati in saletta per realizzare questo "Brightside - Vol.2". Lo diciamo subito, così che a nessuno vengano strane idee: il disco è un disco piacevole, ben suonato e ben cantato, nulla di eccezionalmente innovativo o particolarmente alternativo ma rimane un qualcosa di solido. Il dubbio però a cui non si riesce a dare una risposta (anche dopo svariati ascolti) è appunto il seguente: ma i bolognesi sono riuscitio no a superare l'edipico conflitto (di cui abbiamo parlato sopra) con i loro miti?
La domanda è plausibile sin a partire dalla prima canzone, "Fuzzy Lights" che, attraverso un arpeggio di chitarra certamente molto coinvolgente, non può non riecheggiare/richiamare alla mente tutta una serie di band e di cantanti più o meno facilmente ascrivibili al grande filone del brit-pop. Già perché se il gruppo composto da Andrea Turone, Philip Volpicella e Luca Turone si è formato a Bologna con la mente e, soprattutto, con il cuore è di casa in Inghilterra. La patina da "Uk lovers" si sente molto nettamente anche nella seconda traccia, "This Ride", un pezzo pop e orecchiabile piuttosto tradizionale nella costruzione.
Ecco quindi come, in ultima analisi, questo "Brightside - Vol.2" sia un buon album, frutto di un ottimo lavoro in fatto di missaggio ma dove, probabilmente, se si fosse osato un pochetto di più, magari sporcando le tracce e perseguendo una via maggiormente originale, il risultato artistico ne avrebbe giovato. Insomma è arrivato il momento per i ragazzi di Bologna di passare di grado: da semplici nipotini a, finalmente, dei veri e propri zii, in grado di dettar legge e, ovviamente, musica.
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La recensione Brightside - Vol.2 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-06-24 00:00:00
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