Fabrizio Consoli Diciotto piccoli anacronismi 2004 - Cantautoriale

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È possibile che un titolo come “Diciotto piccoli anacronismi” sia balenato in testa a Fabrizio Consoli in un momento di sconforto, forse di fronte alla visione di un panorama musicale (e discografico) dominato da “artisti” senza arte né parte. E che se ne frega bellamente del talento. Anacronismo come modo di affrontare il mondo, lontano dalla plastica delle charts e dal suo richiamo. Che il disco si sia chiamato così per queste ragioni o no, in fondo poco importa. Fabrizio Consoli è e rimane comunque un musicista interessante, tanto che la sua opera prima può considerarsi una piccola sorpresa. Intanto per il modo in cui affronta il lavoro: da crooner, come un cantante da piano bar in possesso di voce scartavetrata d’ordinanza, capace di viaggi di gran classe, conditi da spartiti che mirano ad una forma canzone ricca di jazz e riferimenti cantautorali. E con richiami a Giorgio Conte, del quale il nostro sembra possedere la stessa ironia e la medesima semplicità, a suo fratello Paolo, se non al primissimo Tom Waits. E se, con “Basseggiando” siamo dalle parti di “The heart of Saturday night”, il resto del cd si muove tra atmosfere fumose (“Un delitto”), malinconiche (“Waterloo”), strizzate d’occhio al flamenco (“Viaggiare per viaggiare”) ed al tango (“Un tango”, appunto), spensieratezza (“Dulcamara”, “Sciupafemmine”), intimismo (“Cenere”), omaggi al mondo dei cantautori (“Un affare”, “Il coraggio”, “Trentacode”). Nonostante qualche scivolone (“Di quale amore” sembra uno scarto di Raf, senza offesa eh...) e qualcosa di non proprio centrato (“Eldorado”), il disco suona bene, grazie anche a liriche (quasi sempre) sopra la media, a volte davvero divertenti, di certo non buttate giù a caso. Resta solo la sensazione di un Fabrizio Consoli più coinvolgente ogniqualvolta si porta lontano dalla scuola dei cantautori. Forse dare maggiore spazio a quel suo jazz notturno, coi suoi echi poco accademici e jazzy, potrebbe contribuire ad inquadrarlo meglio, convincendolo a tenersi stretto quel talentaccio che ha tra le mani. Lontano dal timore di qualsiasi anacronismo.

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La recensione Diciotto piccoli anacronismi di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-10-10 00:00:00

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