Un lavoro tanto discontinuo ma comunque interessante per i Duvalier
Magari non tutti potranno capire, anche se sono sicuro che i più sapranno almeno ricordare quella sensazione di soddisfazione nell'accendersi una sigaretta dopo il caffè o appena usciti da lavoro e quel brivido che è un misto di rilassamento muscolare e voglia di fare che ne viene fuori subito dopo. La stessa sensazione l'ho provata ascoltando "Black Is The Sun", prima traccia del terzo lavoro dei Duvalier, il primo per la Red Eyes Dischi. Il ritmo tribale apre le danze di un lavoro sicuramente curato nei minimi dettagli e che suona davvero molto bene. Le chitarre potenti e i ritmi ossessivi la fanno da padroni per tutta la durata del disco che nel complesso è sempre molto tirato, vivace e colorato anche quando preme sul freno come in "Auburn" o "Il Vecchio Del Monte". Il distorsore è l'indiscussa star di tutto il disco.
La scelta del bilinguismo che divide le tracce fra l'inglese e l'italiano rende il tutto discontinuo ma ne aumenta l'originalità. Le influenze da rintracciare affondano direttamente negli anni '90, dai Pearl Jam ai Placebo con una spruzzata di riverberi in chiave post-punk sparsi qua e là.
Tutto sommato un lavoro solido e interessante, di piacevole scorrimento, ma che poi in fondo lascia sulla punta della lingua una parola non detta. Tuttavia la bellezza delle composizioni, vedi l'ultima "Would You Stay For Another Cigarette", fanno ben sperare nel futuro di un gruppo che sicuramente può esprimere ancora di più.
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La recensione HAY LOBOS di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-06-24 00:00:00
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