Un etere concreto quello degli Alkene. Uno spazio atmosferico tra pop, rock e shoegaze, non troppo rarefatto, ma reale e sicuro.
Il gruppo torna sulla scena con più consapevolezza e decisione rispetto a quel primo "Hamartia" e prosegue quello studio già intrapreso per scoprire la formula chimica precisa della loro musica.
Un mix giusto di elementi chimici: l'elettronica delicata e mai invasiva, gli strumenti essenziali (mai troppo elettrici, più acustici), le voci sottili ma rimbombanti, i testi enigmatici e ambigui (stile Verdena). A metà tra i freddi scenari della new wave anni '80, una leggera ruvidezza rock e sonorità più pop e luminose, i triestini Alkene ci regalano un disco fatto di ballate distorte ma sognanti.
Dai momenti più progressivi e psichedelici come "Oleandro" ai loop disturbanti di "Denso", pezzo tormentato e malinconico, dai penetranti synth di "Verbofobia" al rock onirico di "Inatteso": "Etere" è un lavoro ricco e completo, una nuova dimensione del post-rock equilibrata e misteriosa.
Ricercatezza del suono, cura del dettaglio ed eleganza si fondono in una materia evanescente che però colpisce dritta al cuore, scava nell'anima e tocca corde invisibili. Gli Alkene costruiscono una propria personalità, uno stile intimo ed ermetico con atmosfere lievi ma profonde, con precisione e attenzione, con ritmi dilatati e non ossessivi. Un'attitudine dream pop mescolata con un'energia accuratamente moderata e un'elettronica mai su di giri ma neanche troppo dolce.
"Etere" è quell'attimo teso tra il sogno e la sveglia, il rimanere sospesi tra due mondi, tra la realtà che ci circonda e quella in cui fino a qualche secondo prima stavamo viaggiando.
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