Mai come in questo periodo la collisione tra due mondi culturali differenti, uniti nell'espressione universale della musica, fa bene al cuore e alla mente. È il caso di Dounia (band italo-palestinese) e Marta collica (cantautrice catanese trasferitasi a Berlino) che hanno collaborato alla realizzazione di questo album mettendo in contatto due identità artistiche di radice distinta ma in qualche modo collimanti. Qui oriente e occidente si incontrano, e danno vita a una danza mistica che si protrae per l'intero disco, all'interno della quale il linguaggio utilizzato diventa quasi primordiale. Le sonorità medio-orientali si fondono con quelle dell'Italia del sud diventando di portata più vasta, e amplificandosi tramite una delicata osmosi di concetti e suoni. Gli innesti in arabo sono il punto di forza e la particolarità del disco, nato dalla fusione di brani esistenti riarrangiati e di pezzi originali: se con “Giulia” si sfiora lo swing, la chiusura vira verso la meditazione (“Malatantafi”). Il folk low-fi di questo lavoro va digerito e metabolizzato nota dopo nota, passaggio dopo passaggio.
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