Al loro debutto i My Cat Is An Alien di Torino o meglio Maurizio Opalio giovanissimo one man band, ha saputo davvero dare forma compiuta al rock che si evolve, si trasforma, partendo da una chitarra solitaria per poi coinvolgere tutti gli altri strumenti. Un musicista coraggioso che non a caso e' piaciuto molto ai Sonic Youth che hanno voluto i My Cat Is An Alien come gruppo di supporto nella loro tournee' italiana. Qui si' che viaggiamo veramente in territori alternativi, tutto sembra cosi' diverso da ogni alro prodotto, a cominciare dalla bellissima copertina piu' grande del normale, con gatto stilizzato e dipinto con vernice, come facevano un tempo quelli della Factory di Manchester (Durutti Column, Joy Division, A Certain Ratio) ai titoli dei pezzi o meglio ai non titoli. Le canzoni sono chiamate 1,2,3,4,5,6,7.
"5" e' un grandissimo pezzo e il suono della chitarra viene esaminato in tutti i suoi vari aspetti. Prima sperimentando, poi si contamina con il basso e con l'acustica, infine diventa ricerca. Un disco che potrebbe passare per folle, ma che rivela dopo pochi ascolti la sua eleganza, una diversita' ostentata e da élite. "7" dopo averci provocato ulcerazioni alle orecchie, ci somministra l'antidoto ideale, una chitarra sognante per poco tempo ci da calma, poi si trasforma e ci deflagra, bello ed impossibile pezzo, che sarebbe piaciuto anche ai giapponesi Puzzle Punks o sempre agli altri nipponici Omoide Hatoba. Folk-noise seltzer! "4" e' cantata ed e'quasi una ballata minimale acida, disturbata da vortici estremi di rumore. Si supera facilmente il margine di normalita'. Un pezzo alieno veramente, un'ipotetico hit-single da juke-box lunare, le percussioni danno quel lato selvaggio e tribale a questo splendido pezzo. Per tutto l'album le chitarre sono trasfigurate, vere e proprie brainwaves, colorano le pareti del nostro labirinto onirico in mille sfumature. Addirittura in "3" la batteria viaggia su tempi grechi di sirtaki, e la chitarra costruisce un mantra dove rifulge tutta la bravura di Maurizio Opalio, bravissimo polistrumentista che mi ha ricordato molto Todd Rundgren nei suoi primi dischi. Ed improvvisamente la batteria ed il tempo si lanciano in una tarantella ossessiva. Non c'e' alcuna differenza fra tradizione e modernismo. L'unione di due barriere che crollano. Sara' interessante scoprire in futuro come si evolveranno i My Cat Is An Alien, magari introducendo un po' di modulatori elettronici. E' doveroso ringraziare Maurizio per aver registrato questo CD.
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La recensione My cat is an alien di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 1998-11-21 00:00:00
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