Un disco punk con tutti i crismi a cui manca solo il pezzo che spicchi sugli altri. Nonostante ciò la strada intrapresa è ottima
La prima cosa che posso dirvi è che proprio calabresi non sembrano. Eppure i Plug Out Head vengono da Reggio Calabria, nonostante questo la voce di Bruno Vadalà sembri uscita da un pub londinese dopo seimila pacchetti di Malboro e centoventotto Guinnes. Il loro stile non ha nulla a che vedere con l'Italia.
"Milkshake" è un vero disco punk rock come quelli che si sentivano negli anni '90 e che potrebbe rientrare a pieno titolo in una delle compilation di Radio Lupo Solitario insieme a Derozer, Pain e Punkreas. Ma, a differenza degli zii grandi, il cantare in inglese dei Plug Out Head li aiuta a portarsi direttamente in una dimensione diversa. Se si chiudono gli occhi quasi si può intravedere qualche accenno a "Dookie" dei Green Day o ai Millencolin (soprattutto sulla super ballad "Like Rain" che ricorda lo struggimento di "The Ballad" con cui si chiudeva Pennybridge Pioneers ).
"Milkshake" va dritto come un treno dal pezzo iniziale "The Lost Boy Killed Peter Pan" all'ultimo "Afterlife", la linea d'attacco è sempre alta. Bei giri di chitarra, batteria che pesta in modo giusto (alle pelli c'è una donna e non c'è niente di più punk), e voce distrutta quanto basta. Certo, rispetto a Green Day e Millencolin, manca nel disco il pezzo che fa la differenza. Manca la loro "Basket Case", tanto che "Milkshake" alla fine dell'ascolto finisce per essere un po' tutto uguale. Anche il singolo, dal titolo che strappa un sorriso, "My Grandma Is A Punk Rocker", non spicca tra le 10 tracce.
I Plug out head, se ci danno dentro, potrebbero essere una bella scomessa per del sano punk italiano e questo disco è un buon inizio.
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La recensione Milkshake di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-10-12 00:00:00
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