Spunti eterogenei per un lavoro senza una direzione precisa
I marinai antichi, oltre a sapersi orientare seguendo le stelle, erano anche grandi, grandissimi conoscitori dei venti. Ad esempio se un vento spirava da ovest immediatamente i navigatori mediterranei di un tempo lo sapevano riconoscere: "Ma è il Ponente, una brezza leggera che ti solletica appena il mento".
Questo è il vento che spira lungo tutto l'ep di SKG. "Under My Roof" infatti, titolo preso in prestito dal suo personalissimo studio di registrazione, ovvero la sua stanza/mansarda, è un lavoro molto eterogeneo che non ha una precisa direzione ma che, esattamente come il vento Ponente, non lascia una sensazione sgradevole, anzi. Certo non è utilizzabile per gonfiare appieno le vele della propria musica e navigare sereno e deciso per i mari della produzione di pezzi che rimangano ma, per un viaggetto di piacere, ci può stare.
La migliore delle quattro tracce presenti nell'ep è, senza dubbio, “La Fèe Verte” che, con un ritmo vagamente reggae, offre delle interessanti aperture, grazie ad un buon lavoro sui fiati, verso un immaginario più o meno circense di forte impatto.
"Broadest Feeling’’, l'ultima canzone, che parte come un pezzaccio acid-funk degli anni '90, invece si smarrisce, purtroppo, in un'inconsistenza di ritmi e di cura per i suoni. A SKG, sicuramente, piace navigare: tuttavia dovrà ancora studiare con attenzione, con molta attenzione la rosa dei venti. Altrimenti si smarrirà per l'alto mare aperto e non approderà mai nel suo "porto di quiete".
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La recensione Under My Roof (Ep) di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-07-15 00:00:00
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