Entrofobesse Sounds of a Past Generation 2016 - Rock, Post-Rock

Sounds of a Past Generation precedente precedente

Critica sociale e suoni maestosi tra la psichedelia dei seventies e un tocco stoner

Il passato, il trascorrere del tempo, l’eredità tra generazioni sono quelle tematiche che si rincorrono tra i corsi e ricorsi storici e sulle quali ognuno ha sempre qualcosa da dire. Per gli Entrofobesse il tempo non ha mai rappresentato un limite e dopo sette anni dal precedente lavoro escono con un nuovo album intitolato "Sound of a Past Generation". Una dichiarazione d’intenti, un monito per le generazioni future. Tutto l’album sembra dire: “accertiamoci di non passare alla storia come la generazione che sapeva, ma non si è preoccupata”.

Sapeva di come stiamo deturpando la nostra società, violandone le fondamenta e svuotandola di significati, ma anche di come trascuriamo e uccidiamo l’ambiente che ci ospita e ci accoglie più o meno bene da millenni. Se il messaggio non è per cuori deboli, non lo sono nemmeno le scelte musicali del gruppo, che fondano l’impianto sonoro del disco tra fuzz e noise, un gusto nostalgico per la psichedelia degli anni '70 e la predilezione per lunghi passaggi strumentali.
Gli Entrofobesse richiamano e rivisitano lo spirito di denuncia e rottura che fu l’anima del rock di protesta, portandola a una dimensione contemporanea. Il passaggio fa perdere l’aurea mistica dei gloriosi seventies, ma aggiunge chitarre distorte e suoni stridenti donando al tutto un tocco stoner. I brani, infatti, anche quando scaldano i suoni, sono un concentrato di atmosfere cupe. "Black Empire" è nichilista e decadente con il ritmo che rallenta nel finale, "Big Black Heart" è vicina ai lavori precedenti ma con un ritmo nebuloso e la voce tirata. Menzione d’onore "It’s good day to die", che nonostante superi gli otto minuti ti cattura per l’intesità, e la volontà di prolungare un istante di presente e renderlo infinito; il brano che da il titolo all’album, con sguardo nostalgico, si rivolge indietro a quando tutto poteva ancora essere salvato. Il disco degli Entrofobesse è un disco curato e accurato, tirato e teso dall’inizio alla fine. Il gusto è forse un po’ d’antan, ma risulta gradevole e interessante grazie alla sua parte noise e alle derive strumentali.

---
La recensione Sounds of a Past Generation di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-07-21 00:00:00

COMMENTI

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia