A Toys Orchestra
Cuckoo boohoo 2004 - Lo-Fi, Indie, Alternativo

Cuckoo boohoo

Il pianoforte è davvero lo strumento più triste al mondo.

Le note che ne fuoriescono hanno il potere, se vogliono, di rendere tanto insopportabile una giornata di freddo autunnale, quanto tragicamente luminoso un pomeriggio estivo.

Pensavo questo, terminando di ascoltare “Cuckoo boohoo” (guarda caso “pianto del cuculo” o qualcosa di simile), tutto punteggiato di queste note dolenti, messe lì apposta per farti rendere conto che il mondo fuori dalla finestra può realmente far piangere, di melodie sospese tra le lacrime, un lontanissimo sorriso e qualche isolata raffica di rabbia disperata...

Pensavo, tra l'altro, a quanto tutto ciò suoni maledettamente indie-rock, a quanto questo disco renda concreta tale idea, sviluppatasi negli ultimi anni a partire da chissà chi o chissà cosa.

Dai Pavement? Ovvio. Dai dEUS? Di sicuro. Da mille altre (alte) influenze sublimate in un'estetica/etica lo-fi? Per forza!

Perchè sennò citare Kurt Weill ed Ennio Morricone nel comunicato stampa?

Che poi, detto fra noi, nessuno ha mai chiarito se tali ostentate influenze debbano mostrarsi realmente oppure no, ma tanto basta sapere che là, nel sottofondo culturale del gruppo c'è posto anche per loro, e allora pensare che siano impercettibili, che facciano parte più del mood complessivo che circonda i ragazzi, che non delle note (suonate) del disco e, forse, è questo il vero indie o, quanto meno, il suo spirito.

Ciò che conta è che qua dentro c'è tutto ciò che serve: dicevamo delle atmosfere dolenti, quando non plumbee, ma dobbiamo anche dire dell'elettronica giusta, dei synth rigorosamente vintage, della voce filtrata, ma anche no, di qualche bella schitarrata sporca, che sennò mica di rock si può parlare... e perchè non citare una dolce voce femminile che fa spuntare un ancora più dolce idioma francese in un mare anglosassone: da innamoramento istantaneo!

E si ha gioco facile a cercarle le influenze dichirate dalla band, quando non a trovarne altre, ed ecco quindi che se in alcuni momenti sembra di riascoltare “The ideal crash”, in altri sembra quasi di sentire i Bran Van 3000, quando non degli Underworld più morbidi e... pop.

“Cuckoo boohoo” è un disco che permette di giocare con le parole chiave della musica moderna e non stupisce quindi la sensazione avuta durante la visione del video di “Peter Pan syndrome”, di trovarsi di fronte a qualcosa di realmente internazionale, ed ecco, dunque, che appare quasi logica la disribuzione estera ad opera di Glitterhouse, appare quasi 'normale' qualcosa che è invece sensazionale e che non può che far ben sperare per il futuro di questa e di altre band di questo tipo - che poi non si sa più bene che tipo sia e forse il bello è proprio questo.

E ancora meglio è il fatto che, ormai, da un'orchestra di giocattoli, ci si possa aspettare, puntualmente confermate, delle emozioni autentiche.

Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.