I Tomydeepestego tornano in scena con un disco solido e ambizioso.
“Post” è un prefisso usato abbondantemente in ambito musicale. Anzi: ad ogni genere, prima o poi, segue sempre un sottogenere preceduto da “post”. Di solito serve a marcare una differenza, un'evoluzione rispetto al genere di riferimento, da cui però si continua ad attingere a piene mani. Spesso e volentieri, invece, è solo un alibi per continuare a suonare le stesse identiche cose. Nel caso dei Tomydeepestego, invece, la cosa si fa decisamente più complessa. Perché “TMDE” non è solo un album antologicamente perfetto per definire il post-metal, ma soprattutto un'opera che racchiude il prefisso “post” anche nella propria atmosfera: già ad un primo ascolto, infatti, abbiamo la sensazione di essere catapultati in un mondo ormai in rovina, in cui l'eco di una catastrofe globale sembra nascondere il presagio di un'apocalisse forse non ancora conclusa, ma già inevitabile.
Dopo la cupa quiete in apertura di “Victor”, “TMDE” procede inesorabile nella sua furia a tinte psichedeliche, con riff pachidermici che sfociano in climax finali di rara intensità , senza mai inciampare in punti morti o incongruenze. Ogni brano si collega al successivo con suoni riconducibili ai quattro elementi della natura, senza interruzioni, sintomo di una voluta coerenza narrativa che trova il suo culmine in “Shai”, pezzo che, grazie alle sue variazioni di registro, è perfetto per riassumere le varie anime contenute nel disco. Nato a distanza di quattro anni da “Nero”, “TMDE” è un album chiaramente concepito come opera unitaria, la cui natura strumentale non indebolisce, ma anzi rafforza, un immaginario apocalittico a cui, più che il “post”, anteporrei un “pre”. Perché i Tomydeepestego, forti di dieci anni di ottima carriera sul groppone, hanno ancora molto da dire. E si sente.
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La recensione TMDE di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-07-28 00:00:00
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