Chiara Dello Iacovo ha appena 21 anni, ma le sue partecipazioni a The Voice prima e a Sanremo poi le hanno permesso di acquisire già una discreta esperienza nel mondo musicale-mediatico contemporaneo. Perché oggi la musica non è fatta solo di note e parole, ma pure di immagine e recitazione. Chiara ne è consapevole, e lo canta esplicitamente nel brano d’apertura del suo primo album, “Introverso”, dove descrive un luogo “sterile ed asettico”, in cui “non basta un documento per assumere un’identità”.
Il suo merito maggiore sta nel desiderio di rimanere se stessa ed è proprio questo il senso del titolo del suo album d’esordio, “Appena sveglia”: essere essenziali, sinceri e senza trucco.
L’ingresso nell’universo musicale di Chiara Dello Iacovo ha allora i capelli arruffati e gli occhi semichiusi di chi si è appena svegliato, ma la voce sincera, seppur tremante. Così pure i brani sono immediati ed essenziali, parlano di quotidianità, dalla malinconia adolescenziale di “Vento”, all’angoscia e alla giovinezza dei vent’anni di “Donna”, attraverso le città, dal Piemonte alla Liguria: da “La mia città”, l’allontanamento dall’origine, i cambiamenti, il sentirsi “clandestina nella mia città” a “Genova (Le persiane sono verdi)”, uno dei brani migliori, che è il riflesso della città nelle persiane, immagine originale vista attraverso il finestrino di un treno, che calza alla perfezione su una musica che rimbomba nelle note del piano e poi accelera nel ritmo.
Una nota particolare va a “Scatola di sole”, che è quello che ognuno dovrebbe portarsi dietro nei giorni di pioggia, un “inno alla gioia” che esalta l’importanza del sorriso in ogni situazione, da tenere di scorta per ogni eventualità; a “Soldatino”, che è la maturità, la necessità di trasformarsi e “rinnovare il guardaroba ed indossare artigli e armi”, ché la vita va presa di petto, affrontata e dominata, nonostante tutto; a “La rivolta dei numeri”, che esorcizza il problema della matematica rendendolo metafora dell’esistenza, perché “una volta che sei che te ne frega di ogni altra cifra?”: tra ironia e filastrocca, è un gioiellino che chiude nel migliore dei modi il disco intero.
Insomma, “Appena sveglia” è un disco sincero, che parla attraverso episodi autobiografici e immagini metaforiche ed originali. Musicalmente risultano migliori gli ultimi cinque brani, dove accanto a ritornelli orecchiabili e melodie pop, si sente un’eco tra il folk e il cantautorato che ci si adegua alla perfezione e definisce l’originalità dello stile di Chiara. Partendo da qui, si può solo migliorare, in fondo si è appena svegliata.
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