L'autocommiserazione ai minimi livelli è sempre la scelta giusta.
Autocommiserazione o autoanalisi? Ognuno decide se e quando dedicarsi alla prima o alla seconda. “Piccolo e malato” si approccia al pubblico come uno specchio, dentro al quale chi lo ha scritto si riflette. Vi si riflette guardandosi con attenzione, e cercando di non focalizzarsi troppo sui propri difetti o comportamenti sbagliati. La "Serenata ai grilli", che di partenza è rivolta a un destinatario, diventa un modo per mostrare un pezzo di sé, senza censure e senza remore. La parte centrale del disco è kuntziana più del resto dell'ep ma prende direzioni diverse: in "Roma" è la mobilità del viaggio a guidare le sonorità, mentre in "Una pianta carnivora mi ha detto che non mi ami più" il livello energetico si abbassa, per rimanere in linea con lo stato emotivo che la fine di una relazione comporta. La chitarra e la voce, in "L'amaro", sono sguaiate al punto giusto, e contengono quello spleen esistenziale nel quale, più o meno spesso, può capitare di imbattersi. "Piccolo e malato" invece è la canzone accomunabile al senso più canonico del termine: è un brano costruito sul malessere, che si trasforma in un tripudio di entusiasmo vacanziero. L'autocommiserazione ai minimi livelli è sempre la scelta giusta.
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La recensione Piccolo e malato di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-10-13 00:00:00
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