21uno
Sveglio all'alba 2016 - Cantautoriale, Alternativo, Acustico

Sveglio all'alba

Un album impegnato che ha qualcosa di serio da raccontare

La consistenza delle emozioni provate durante l’ascolto di un qualsivoglia album o ep di cantautorato è direttamente proporzionale alla sincerità con cui il cantautore decide di esprimerle, e quindi la cura con cui sceglie le parole più adatte per farlo. Succede che ci si ritrovi improvvisamente ad ascoltare “Sveglio all’alba”, un album del tutto fuori dai circuiti tradizionali, e ascoltandolo ci si accorga che rispecchia esattamente quelle caratteristiche. Un album disarmante nella sua semplicità stilistica ma la cui scelta melodica e strumentale non fa altro che arricchire il racconto che si sussegue tra le tracce. “Sveglio all’alba” è esattamente questo: è un album impegnato, che ha qualcosa di serio da raccontare, un insieme di vite travagliate e segnate dalla guerra, fughe forzate, ricordi ormai lontanissimi, origini abbandonate, un insieme di motivazioni con le quali ogni essere umano si ritrova a fare i conti quando tramonta il sole.
L’attenzione si focalizza per lo più su tre tracce cardine. “Il giusto peso delle cose” è il pezzo musicalmente più bello della tracklist: il violoncello, suonato abilmente da Alessandro Santaniello, è in primo piano e cattura con il suo fascino sin dai primissimi secondi fondendosi alla perfezione con la voce ed il susseguirsi delle variazioni ritmiche. La tripletta continua con “Croce di pietra”, un pezzo dalle figure più forti e la cui teatralità della voce di Hamid Grandi, a volte troppo ostentata negli altri pezzi dell’album, in questo caso dona un valore aggiunto alla drammaticità del pezzo e ne arricchisce la musicalità. Infine “Ovunque tu sia” tratta in modo interessante il non facile tema della ricerca spirituale di motivazioni alle tragedie del mondo: citando “io non sento ancora la tua voce/ ma qui coprono guerre col tuo nome/non credo che il tuo sogno fosse questo/ma è quello che sappiamo fare meglio”, la mente va a“Dio è morto” di Guccini ed è come se gli desse una risposta “È un Dio che è morto/nei campi di sterminio, Dio è morto/coi miti della razza, Dio è morto/con gli odi di partito, Dio è morto.” .

Insomma nel complesso il debutto del duo 21uno è interessante, ricco di spunti di riflessione e con una scelta musicale a dir poco eccellente. Un difetto? L’estrema teatralità in alcuni punti troppo ostentata e a volte gratuita che rischia di intaccare la sincerità e la cura di cui sopra, profusa all’interno di questo bel lavoro di cantautorato.

Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.