La band bolognese apre le porte di casa e decide di fare i conti con il grigio mondo che c'è fuori.
Nelle giornate soleggiate c'è chi ama uscire di casa per assaggiare i colori, per vedere le città, le campagne, il mondo esplodere di quella vita vera che oggi si perde in una sottile linea di confine tra il reale e il virtuale. C'è invece chi preferisce il rumore dei giorni grigi, ascoltarlo a fondo per contemplare immagini di vite a pezzi, nostalgiche, tristi, diverse da come vorremmo che fossero.
Gli Action Dead Mouse escono da quella "casa che ci esplode negli occhi" e non si chiedono più il perché. Decidono in maniera drastica di aprire le loro porte, quelle che custodivano un regno introverso di pensieri e suoni che si infrangevano inesorabilmente contro le mura, contro il soffitto e tornavano a scagliarsi sui loro corpi con la pesantezza di grossi macigni.
Il nuovo disco esplora quel che c'è al di fuori delle nostre galere di cemento e calcestruzzo e lo fa con la violenta e distorta "Ginnastica nell'acqua", con la melodia trascinante e distruttiva di "Unghie", con i testi struggenti e disperati di "È un disgelo o un corso di nuoto" e con la spinta in crescendo sonoro ed emotivo di "Alluvioni". Non importa che il tutto sia fuori tempo massimo: la presa diretta è una delizia per l'ascoltatore, le chitarre respirano emozioni e le lasciano uscire impetuosamente dalle casse, dalle cuffie, dallo stereo. "Cantieri" è la sintesi di quello che ci circonda, la scritta "lavori in corso" perennemente appesa alle nostre esistenze e, con il proseguire di "Cascata", il quadro che la band bolognese vuole dipingere prende forma sempre di più, con brani a fortissime tinte emo come "Una muraglia cinese", sicuramente uno dei migliori dell'intero lotto.
Chiaramente l'influenza decisiva di dischi fondamentali come "Sfortuna" dei Fine Before You Came è ben più che evidente, ma gli Action Dead Mouse concepiscono un disco maturo, con brani anche più lunghi del solito per quanto riguarda il genere e l'attitudine musicale di riferimento. Un lavoro che, pur essendo figlio di padri famosi, riesce a farsi strada tra le rovine e nel degrado più buio con le proprie forze e con il suo grande impatto emotivo e comunicativo.
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La recensione Cascata di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-09-12 10:00:00
COMMENTI (1)
Questo è il disco dell'anno. Punto.